La "prima volta" di Nicola Caputo

Giovedì Santo per molti confratelli sarà la prima volta a volto coperto e a piedi scalzi.
Nicola Caputo, in questo passo tratto da "Settimana Santa nascosta, ci racconta la sua "prima volta"
Ricordo ancora, a distanza di tantissimo tempo, l'emozione che prese me e il mio compagno (Luigi Bianchi) quando, per la prima volta, uscimmo in Pellegrinaggio ai Sepolcri un Giovedì Santo di molti anni fa. Sull'oratorio del Carmine, dopo la vestizione e la genuflessione davanti alla Croce dei Misteri, il segretario Francesco Mignogna, il popolare don Ciccio, ci invitò col suo noto fare autoritario a scendere le scale e a dirigerci in chiesa. Rischiammo di ruzzolare insieme quelle scale io e il mio compagno. Era l'emozione. Perché era il nostro esordio da "perdune". Ci sentivamo conquisi dall'evento, un evento che aveva visto protagonisti i nostri padri, i nostri nonni. Un evento secolare.
Uscimmo quindi dalla chiesa e ci trovammo nella vastità del fuori immersi nel sole del pomeriggio e poi nelle ombre della sera. Uscimmo per tacere insieme.
Austeri e compiti nel nostro portamento (ma anche visibilmente tremanti) andammo incontro a Gesù Eucaristia incuranti di quegli "impossibili" forellini dei cappucci che si spostavano continuamente a ogni sia pure impercettibile movimento della testa e quindi quasi mai posizionati all'altezza delle pupille. I ragazzini si avvicinavano a noi, raccoglievano i nostri pesanti medaglieri, li baciavano e li facevano poi ricadere sulle nostre ginocchia indolenzite. Attorno a noi il brusio della folla, gli agghiaccianti squilli di tromba delle bande uscite per eseguire le prime marce funebri del "giro" del Giovedì Santo, e ancora, un gran risuonare di bordoni sull'asfalto, sulle "chianche" della città vecchia" sui pavimenti delle chiese. Le "poste" andavano e venivano, dando prova di autentica maestria nella "nazzecate".
Chi può dimenticare quei momenti della "prima volta"?

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