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Visualizzazione dei post da 2020

La Settimana Santa 2020 raccontata in 3 immagini

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È passata. Nell'attesa della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo la Settimana Santa 2020, per quanto attiene al Rito ed alla pietà popolare, si può ritenere conclusa. È stata dura, davvero dura per tutti noi.  Ma se volessimo sintetizzare questa Settimana Santa quale immagini potrebbero aiutarci?  Nessuno scatto, nessuna foto. Per sdrammatizzare possiamo affermare che la "categoria" più colpita è stata quella dei fotografi e dei fotoreporter. Ed allora? Girando sul web mi sono imbattuto in 3 foto/immagini che secondo me riescono a racchiudere in sé il senso e quello che ha rappresentato per noi la Settimana Santa al tempo del coronavirus. La prima è questa. Il confratello dell'Addolorata che pone nella mano della Vergine Addolorata il fazzoletto. È il fazzoletto, come ha sottolineato don Emanuele Ferro, padre spirituale della confraternita dell'Addolorata, con cui Maria asciuga le nostre lacrime. Perché ci rivolgiamo a Lei? Perché Lei è la Mamma

È comunque Settimana Santa

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Da qui a poche ore il Pendio sarebbe dovuto essere così. Pieno di gente, pieno di fedeli. Invece sarà vuoto, un deserto di anime, un deserto di cuori. È un brutto momento. Credo di non essere l'unico a soffrire così maledettamente per questo "sacrifico" che ci è stato imposto. Eravamo preparati. Lo sapevamo. Ma immaginavamo un po' tutti di reagire. Di "sopportare" e superare. Ma così non è stato. La voglia di scendere di casa nonostante il divieto e dirigersi a San Domenico per trovare la Mamma Addolorata è davvero tanta. Ma forse il desiderio si spinge anche oltre. Il desiderio di vederLa uscire, di vederLa su quel Pendio. Vedere il suo manto ed i suoi capelli mossi dal vento. Ammirare il suo volto e capire quanto enorme è il Suo dolore. Dobbiamo accontentarci di vederLa in televisione. E vederLa così ci farà stare peggio.  La speranza è quella che tutto possa passare quanto prima e il nostro primo pensiero, quando riacquisteremo la libertà, sarà certamente

Domenica delle Palme

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Sarebbe stato l'inizio dei nostri Riti! 

Quinta domenica di Quaresima

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29 marzo 2020. Quinta domenica di Quaresima. Ma non è quella che avevo in mente. Non è quella che stavo aspettando con ansia. Non è quella che avrei pensato di vivere e per cui mi ero preparato. No! Non è proprio la Quinta domenica che avevo in mente ma che soprattutto mi portavo nel cuore! Quella che attendevo era una domenica unica, oserei definire straordinaria. Domenica fatta di immagini, suoni, ricordi, di fede e di devozione. Di una valigia appoggiata sul letto in cui piegare e riporre l'abito. Di piedi nudi che nuovamente percepiscono il freddo del pavimento. Di bordoni stretti nelle mani e medaglieri che tintinnano. Di cappucci calati sul volto. Il suono della troccola e delle prime marce. Le prime nazzecate. E poi Lei, la nostra Mamma Addolorata intronizzata e posta sotto la Croce del Suo amato Figlio. L'adorazione alla Croce con le genuflessioni, "abbracci" e mazze incrociate ed il "degnati Signore di benedirci".  La domanda

Invito alla preghiera

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Pubblico il post del nostro Arcivescovo, mons. Filippo Santoro, in cui ci invita a raccoglierci in preghiera in questo difficile momento.   "Cari fratelli e sorelle,  tutto quello che stiamo vivendo in questi giorni costituisce una prova nuova e difficilissima. Non ci dobbiamo perdere d’animo e, soprattutto, dobbiamo pregare. All’unisono, dalla nostra comunità, deve levarsi una supplica unanime, come quella degli apostoli in mezzo al mare in tempesta: «Signore, salvaci» (Mt. 8,24). Preghiamo per le vittime del virus, per quanti sono stati contagiati e stanno lottando. Preghiamo per il Paese. Preghiamo per tutta la società tarantina. Affidiamo a Dio le istituzioni e tutti gli operatori sanitari che si stanno spendendo senza risparmiare energie per proteggerci da una calamità così inaspettata e inedita; la nostra preghiera per loro è il nostro “grazie” più bello, più vero. Preghiamo perché la pandemia si esaurisca. Ciascuno deve fare la propria parte perché il virus non

Riti si, Riti no!

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Chi poteva mai pensare ad una cosa del genere? Intanto è avvenuta e non possiamo prendercela con nessuno. Solo sperare che si possa arginare il più rapidamente possibile questo virus che in poco più di un mese ha messo in ginocchio il mondo intero.  Anzi qualcosa possiamo fare. Anzi dobbiamo fare: comportarci responsabilmente, pensando che dal nostro modo di vivere e dal rispetto delle norme, alcune imposte altre consigliate, non dipende solo la nostra salute ma anche quella dei nostri cari. La nostra vita è stata stravolta, ma non per questo dobbiamo vivere nel terrore.  È un capitolo nella storia dell'umanità che tocca a noi vivere. Passerà come sono passati i tanti, troppi momenti bui che l'uomo ha dovuto affrontare. Ce la faremo anche questa volta!!! Veniamo a noi. Taranto.  Siamo anche noi "zona rossa". Ma nella testa di noi confratelli, sicuramente in questi giorni qualche pensiero in più c'è. Le giornate si stanno lentamente allungando. Il sole

Se muore il paese

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Lo so, cari lettori, soprattutto confratelli ed amanti della Settimana Santa tarantina, questo titolo, a molti di voi, suonerà familiare. Era così che il nostro amato, stimato e mai dimenticato Nicola Caputo intitolo', ormai più di trenta anni fa, uno dei primissimi capitoli del suo libro " Settimana Santa nascosta". Chi mai avrebbe pensato che saremmo arrivati a vivere concretamente questa paura?  Le paure esposte dal Caputo erano certamente altre. Era in primis il timore di vedere una Taranto non capace piu di coltivare e difendere le nostre tradizioni, di cedere al moderno e cancellare con un colpo di spugna la nostra storia, le nostre radici, il nostro "cuore". Per fortuna tutto questo, ancora oggi, è lontano dal realizzarsi grazie all'attaccamento ed alla devozione che lega in prima persona noi confratelli e poi tutti noi, tarantini, ai nostri Riti ed alle confraternite, uniche depositarie e custodi di questo nostro patrimonio.  Ma quest'a