Quinta domenica di Quaresima

29 marzo 2020. Quinta domenica di Quaresima. Ma non è quella che avevo in mente. Non è quella che stavo aspettando con ansia. Non è quella che avrei pensato di vivere e per cui mi ero preparato.
No! Non è proprio la Quinta domenica che avevo in mente ma che soprattutto mi portavo nel cuore!
Quella che attendevo era una domenica unica, oserei definire straordinaria. Domenica fatta di immagini, suoni, ricordi, di fede e di devozione.
Di una valigia appoggiata sul letto in cui piegare e riporre l'abito. Di piedi nudi che nuovamente percepiscono il freddo del pavimento. Di bordoni stretti nelle mani e medaglieri che tintinnano. Di cappucci calati sul volto. Il suono della troccola e delle prime marce. Le prime nazzecate.
E poi Lei, la nostra Mamma Addolorata intronizzata e posta sotto la Croce del Suo amato Figlio. L'adorazione alla Croce con le genuflessioni, "abbracci" e mazze incrociate ed il "degnati Signore di benedirci". 
La domanda di rito:"Cia fa quist'anne?" 
E poi i ricordi, i tanti ricordi che in quei momenti ti assalgono.
Nulla di tutto questo. 
Staremo a casa, reclusi nella prigione in cui un virus ci ha costretto.
Qualcuno di noi probabilmente preso da nostalgia ascolterà marce disteso sul letto a guardare il soffitto e rivivere come in un film immagini ed eventi del passato. 
Ma sarà tutto diverso, molto diverso. 
Non sarà la "nostra" domenica, quella domenica "apripista", quella domenica che ci dice che ci siamo finalmente, che è giunto il "nostro tempo". Quella domenica che dà il via a tutti quegli eventi che sottolineano ed appartengono alla Settimana Santa tarantina. 
Non si svolgerà il giorno dopo il Concerto del Lunedi di Passione e poi la Compassio Virginis con la tradizionale processione e preghiera ai piedi del simulacro della Vergine Addolorata, niente assemblee, niente Sette Parole, niente di niente (volutamente non cito il triduo pasquale!) 
Non ci sarà il consueto stato d'animo. La frenesia e la trepidazione. La bellezza di indossare l'abito. Di compiere i gesti che abbiamo imparato e che ci contraddistinguono. 
Nulla come gli anni passati! 
Intanto piangiamo tanti nostri connazionali. E davanti ad un fatto simile, ancora in pieno sviluppo ed in piena emergenza , è giusto fermarsi. 
E credo sia opportuno per il Triduo Pasquale affidarsi alla sola Liturgia, senza trovare alternative o soluzioni tampone. 
Quest'anno è andata così. Speriamo solo che finisca presto. 
Tutto passerà e torneremo alle nostre vite!
Alcuni anni fa mi trovavo nella chiesa di San Domenico. Non ricordo però in quale occasione. Mi ritrovai a scattare una foto molto particolare ma dal significato enorme. 
Con questa immagine vorrei esortarvi a non cedere. A non mollare. A chi è malato, a chi questa crisi ha messo in difficoltà dal punto di vista economico. A chi non si è fermato e continua a lavorare in condizioni di difficoltà e forte stress. 
A tutti voi. Non perdete mai la speranza!

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