Il cuore del confratello

"E quando le vostre gambe saranno stanche, camminate col cuore."


Mi sono imbattuto qualche giorno fa in questa frase, attribuita a Giovanni Paolo II.
Sembra una frase cucita perfettamente per noi confratelli. Ovviamente sarebbe riduttivo da parte mia pensare una cosa del genere. Il Santo Padre si riferiva a qualcosa di più grande; ma mi piace pensarla così.
D'altro canto quello che facciamo noi, confratelli, cosa è se non una metafora della vita?
Il nostro nazzecare, il nostro lento incedere cosa è se non una ricerca, un affannoso andare, un faticoso cammino, prima di tutto interiore?
Ed il fine? A cosa dovrebbe portarci questo cammino?
Beh, io credo che lo scopo sia arrivare agli ultimi istanti di vita e prima di chiudere gli occhi affermare con fermezza:"Signore, io credo realmente in te. Accoglimi tra le tue braccia"!
Molti pensano che a svolgere il rito per tanti anni si sviluppi una sorta di abitudine fisica.
Noi, confratelli, solo perché da piccoli seguiamo i nostri riti non dovremmo conoscere la stanchezza fisica, niente mal di schiena, niente sonno, niente muscoli atrofizzati.
Vi sbagliate di grosso!
La stanchezza c'è tutta. Non siamo macchine che si possono programmare. Il cedimento fisico è dietro l'angolo e può colpire chiunque.
E qui che subentra il cuore del confratello.
È come il maratoneta, sapete? 42 km, sono tanti. Ma egli pensa ai sacrifici fatti, ai duri allenamenti,alla dieta ferrea, ai consigli e alla pazienza dell'allenatore, al sapore della vittoria. E quando la gamba non va più, continua a macinare chilometri su chilometri fino al traguardo, solo con il cuore.
E così è per noi: i sacrifici, anche economici, sono quelli che abbiamo fatto per essere lì, ci siamo preparati ed alimentati con la preghiera, cibo per l'anima, abbiamo seguito i consigli del nostro allenatore, il Signore Cristo Gesù, la nostra vittoria è la salvezza.
Senza il cuore i nostri riti sarebbe solo folklore, una bella rappresentazione.
Invece, il cuore dei confratelli c'è ed è grazie a questo cuore che i nostri riti si perpetuano negli anni, ci commuovono e forse aiutano più di qualcuno a riscoprire Dio nella propria vita.

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