I Riti vanno rispettati.

Ci siamo! Pochi giorni ancora e saremo nel Rito. Parola Rito che volutamente scrivo con la maiuscola, perché per noi, confratelli, vuol dire tanto, forse troppo.
Fede, Tradizione, Identità, Appartenenza!
Poche parole per spiegare il valore che assume questo momento.
Un momento, quello dei Riti della Settimana Santa, che si ripete negli anni ed acquista sempre più fascino in chi lo vive.
Fascino! E rispetto!
La prima forma d'amore verso i Riti è il rispetto!
I Riti vanno rispettati!
I confratelli, il popolo...chiunque è chiamato al massimo rispetto per questa alta forma di pietà popolare.
La pietà popolare si fonde con la liturgia per celebrare il culmine del progetto salvifico di Dio.
Nessuno, e sottolineo nessuno, deve permettersi di usare i Riti per un fine diverso da quello prettamente religioso, che i confratelli, con il loro sacrificio, mettono chiaramente in evidenza.
Manifestazioni culturali collaterali, in questo periodo, non aggiungono nulla ai Riti.
Anzi potrebbero togliere!
I Riti non sono un'attrattiva turistica. Pensare questo significa mortificare ed offendere i sacrifici dei confratelli, significa offendere quella mamma che chiede alla Vergine una intercessione, significa offendere le lacrime che rigano il volto di tante persone.
La crisi economica e culturale deve essere lasciata fuori dai Riti.
Ci sono tanti altri momenti dell'anno e i più svariati modi per rilanciare l'economia tarantina. Ma i Riti no!
È un no categorico il mio, senza ma e senza se. Un no che giunge dalla parte più nobile del mio cuore.

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