Venerdì Santo del maestro Centofanti
Un capolavoro. Non si può che definire in tal modo questa marcia del maestro Nicola Centofanti.
Marcia dedicata dal maestro a suo padre e che esattamente 20 anni fa venne suonata per la prima volta durante i nostri Riti dalla banda di Montemesola durante il Pellegrinaggio dell'Addolorata.
A differenza dei precedenti articoli, in questo caso, non voglio soffermarmi ed analizzare ogni singola battuta o trovare un riferimento ai momenti della passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
L'unico elemento che vorrei evidenziare è la presenza e l'uso che il maestro fa del tritono.
Il tritono, che poi corrisponde all'accordo di quarta eccedente, indica, in musica, un accordo in cui la distanza tra le note è di 3 toni. È un tipico accordo dissonante, instabile, precario. Proprio come la vita umana! Ed è forse per questo che il maestro ha deciso di inserirlo.
Ma oltre a questo non trovo nulla di più da sottolineare: potrei dire sui piatti inseriti all'inizio ma non hanno alcun valore simbolico. Non indicano nulla se non dare un tono più drammatico alla composizione.
È una marcia introspettiva. Così mi piace definirla. La sua melodia, sia nella prima parte in tono minore sia nella seconda in tono maggiore, è delicata, dolce.
Da qualcuno è stata definita ninna nanna.
Ti lasci totalmente trasportare dalle note; i simulacri portati a spalla dai confratelli sembrano davvero essere cullati al suono di questa marcia.
È una marcia che ti infonde serenità, che ti tranquillizza nonostante la cupezza di alcuni passaggi.
Una marcia che ha fascino e che si adatta a vari momenti dei nostri riti. In piazza Fontana durante il Pellegrinaggio dell'Addolorata o all'alba su via Garibaldi così come durante i Misteri in via D'Aquino o in via Anfiteatro o al rientro.
Se a sdanghe o a posta, se a volto scoperto o incappucciati, la melodia ti rapisce, ti permette un viaggio interiore, ti consente di isolarti davvero con i tuoi pensieri, con i tuoi ricordi, con il dialogo che tenti di creare con il Signore attraverso la penitenza che stai compiendo.
Marcia dedicata dal maestro a suo padre e che esattamente 20 anni fa venne suonata per la prima volta durante i nostri Riti dalla banda di Montemesola durante il Pellegrinaggio dell'Addolorata.
A differenza dei precedenti articoli, in questo caso, non voglio soffermarmi ed analizzare ogni singola battuta o trovare un riferimento ai momenti della passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
L'unico elemento che vorrei evidenziare è la presenza e l'uso che il maestro fa del tritono.
Il tritono, che poi corrisponde all'accordo di quarta eccedente, indica, in musica, un accordo in cui la distanza tra le note è di 3 toni. È un tipico accordo dissonante, instabile, precario. Proprio come la vita umana! Ed è forse per questo che il maestro ha deciso di inserirlo.
Ma oltre a questo non trovo nulla di più da sottolineare: potrei dire sui piatti inseriti all'inizio ma non hanno alcun valore simbolico. Non indicano nulla se non dare un tono più drammatico alla composizione.
È una marcia introspettiva. Così mi piace definirla. La sua melodia, sia nella prima parte in tono minore sia nella seconda in tono maggiore, è delicata, dolce.
Da qualcuno è stata definita ninna nanna.
Ti lasci totalmente trasportare dalle note; i simulacri portati a spalla dai confratelli sembrano davvero essere cullati al suono di questa marcia.
È una marcia che ti infonde serenità, che ti tranquillizza nonostante la cupezza di alcuni passaggi.
Una marcia che ha fascino e che si adatta a vari momenti dei nostri riti. In piazza Fontana durante il Pellegrinaggio dell'Addolorata o all'alba su via Garibaldi così come durante i Misteri in via D'Aquino o in via Anfiteatro o al rientro.
Se a sdanghe o a posta, se a volto scoperto o incappucciati, la melodia ti rapisce, ti permette un viaggio interiore, ti consente di isolarti davvero con i tuoi pensieri, con i tuoi ricordi, con il dialogo che tenti di creare con il Signore attraverso la penitenza che stai compiendo.
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