Mamma ad 80 anni dalla prima esecuzione
Mamma! Chi non conosce questa marcia dal titolo così meraviglioso. Mamma!
Fu composta nel lontano 1911 da Luigi Rizzola in occasione della morte della mamma.
Nasce come una elegia, un ricordo ed un omaggio che il figlio decide di fare alla cara mamma scomparsa.
È perciò una marcia adattata in un secondo momento per accompagnare i nostri riti.
Infatti nel 1935 Rizzola si trasferisce a Taranto ed, accompagnando i Riti della Settimana Santa come direttore della banda comunale Paisiello, decide, spinto da amici, di scrivere l'arrangiamento per banda della sua marcia funebre.
Nasce così Mamma come oggi noi la sentiamo e l'apprezziamo. Da ormai 80 anni! Era infatti la notte tra il 26 e 27 marzo del 1937!
Dunque nell'ascolto della marcia dobbiamo tenere a mente questo aspetto: è una composizione nata nel ricordo di una mamma.
Sottolineo subito che si tratta di una marcia che non presenta dal punto di vista tecnico grandi difficoltà, ne tanto meno dal punto di vista armonico. La melodia ruota intorno ai canonici 3-4 accordi del giro armonico, ma non di più.
Ma forse è proprio questa sua semplicità, questa sua linearità a renderla così suggestiva.
La prima battuta riprende praticamente le note che compongono l'accordo di tonica.
È una salita, ma non una salita agevole. Ecco il perché dell'inserimento di quegli accordi di semiminima che si poggiano e realizzano su delle crome.
Io darei una duplice interpretazione. La prima riferita all'ascesa dell'anima della mamma del Rizzola al cielo. Perciò il lento distacco del figlio dalla madre.
La seconda riferita invece alla salita del Signore sul Calvario.
Ma in tutta la prima parte, del resto, si respira questa sensazione: il lento distacco, il lento commiato.
Nell'arrangiamento per banda Rizzola inserisce, assenti nell'originale del 1911, i 14 rintocchi di campana per indicare le stazioni della Via Crucis.
Ma, dopo tutto, cosa rappresenta per Maria la Via Crucis se non un lento distacco dal Figlio, il Figlio che lentamente non è più il "suo unico Ben", non è più Suo ma diventa il "dono" che Dio sta facendo all'intera umanità, fino a giungere sotto la Croce quando è lo stesso Gesù che affida Maria nelle mani di Giovanni, definendolo "tuo figlio"?
Come già ho scritto precedentemente la marcia è scarna e priva di rilevanze armoniche. Ma voglio sottolineare in questa prima parte solo alcune battute.
Mi riferisco alle due battute gemelle poste prima dell'inizio del tema in cui è presente l'unico abbellimento della marcia. Si tratta di un'acciaccatura.
Cosa fa l'acciaccatura? Ruba praticamente alla nota che precede una piccolissima parte del suo valore.
Che significato possiamo dare non solo a questo elemento ma anche al fatto che le battute sia uguali?
Un dialogo tra due persone di pari livello, madre e figlio, che cercano di " rubare" ancora qualche attimo insieme.
"Mamma" in poche parole è un dialogo tra un figlio ed una madre che si sviluppa in semplicità e tenerezza. E questo trova conferma, a mio parere, nella seconda parte che è già il tema del "trio" ma interpretato in maniera assai diversa. Perché in essa, ancor prima che arrivi lo strazio del definitivo distacco (il trio vero e proprio!), trovo la nostalgia del ricordo, la tenerezza dei momenti vissuti insieme, il malinconico "ti ricordi quando...?".
Un ultimo ingegnoso inserimento fatto dal Rizzola è poi rappresentato da quel suono sordo, quelle bacchette di tamburo e quel " rumore ", quasi a rievocare la scossa di un terremoto, che anticipano il " trio". Ed anche qui credo occorra fare un distinguo, una differente considerazione.
Perché se riferiti alla Passione di Nostro Signore questi elementi potrebbero rappresentare e sintetizzare la crocifissione, se riferiti alla partitura originale si potrebbe pensare a quella sensazione di rabbia e dolore che monta nell'animo di una persona prima di separarsi definitivamente dal caro defunto e che anticipa quel pianto disperato ma anche liberatorio.
Fu composta nel lontano 1911 da Luigi Rizzola in occasione della morte della mamma.
Nasce come una elegia, un ricordo ed un omaggio che il figlio decide di fare alla cara mamma scomparsa.
È perciò una marcia adattata in un secondo momento per accompagnare i nostri riti.
Infatti nel 1935 Rizzola si trasferisce a Taranto ed, accompagnando i Riti della Settimana Santa come direttore della banda comunale Paisiello, decide, spinto da amici, di scrivere l'arrangiamento per banda della sua marcia funebre.
Nasce così Mamma come oggi noi la sentiamo e l'apprezziamo. Da ormai 80 anni! Era infatti la notte tra il 26 e 27 marzo del 1937!
Dunque nell'ascolto della marcia dobbiamo tenere a mente questo aspetto: è una composizione nata nel ricordo di una mamma.
Sottolineo subito che si tratta di una marcia che non presenta dal punto di vista tecnico grandi difficoltà, ne tanto meno dal punto di vista armonico. La melodia ruota intorno ai canonici 3-4 accordi del giro armonico, ma non di più.
Ma forse è proprio questa sua semplicità, questa sua linearità a renderla così suggestiva.
La prima battuta riprende praticamente le note che compongono l'accordo di tonica.
È una salita, ma non una salita agevole. Ecco il perché dell'inserimento di quegli accordi di semiminima che si poggiano e realizzano su delle crome.
Io darei una duplice interpretazione. La prima riferita all'ascesa dell'anima della mamma del Rizzola al cielo. Perciò il lento distacco del figlio dalla madre.
La seconda riferita invece alla salita del Signore sul Calvario.
Ma in tutta la prima parte, del resto, si respira questa sensazione: il lento distacco, il lento commiato.
Nell'arrangiamento per banda Rizzola inserisce, assenti nell'originale del 1911, i 14 rintocchi di campana per indicare le stazioni della Via Crucis.
Ma, dopo tutto, cosa rappresenta per Maria la Via Crucis se non un lento distacco dal Figlio, il Figlio che lentamente non è più il "suo unico Ben", non è più Suo ma diventa il "dono" che Dio sta facendo all'intera umanità, fino a giungere sotto la Croce quando è lo stesso Gesù che affida Maria nelle mani di Giovanni, definendolo "tuo figlio"?
Come già ho scritto precedentemente la marcia è scarna e priva di rilevanze armoniche. Ma voglio sottolineare in questa prima parte solo alcune battute.
Mi riferisco alle due battute gemelle poste prima dell'inizio del tema in cui è presente l'unico abbellimento della marcia. Si tratta di un'acciaccatura.
Cosa fa l'acciaccatura? Ruba praticamente alla nota che precede una piccolissima parte del suo valore.
Che significato possiamo dare non solo a questo elemento ma anche al fatto che le battute sia uguali?
Un dialogo tra due persone di pari livello, madre e figlio, che cercano di " rubare" ancora qualche attimo insieme.
"Mamma" in poche parole è un dialogo tra un figlio ed una madre che si sviluppa in semplicità e tenerezza. E questo trova conferma, a mio parere, nella seconda parte che è già il tema del "trio" ma interpretato in maniera assai diversa. Perché in essa, ancor prima che arrivi lo strazio del definitivo distacco (il trio vero e proprio!), trovo la nostalgia del ricordo, la tenerezza dei momenti vissuti insieme, il malinconico "ti ricordi quando...?".
Un ultimo ingegnoso inserimento fatto dal Rizzola è poi rappresentato da quel suono sordo, quelle bacchette di tamburo e quel " rumore ", quasi a rievocare la scossa di un terremoto, che anticipano il " trio". Ed anche qui credo occorra fare un distinguo, una differente considerazione.
Perché se riferiti alla Passione di Nostro Signore questi elementi potrebbero rappresentare e sintetizzare la crocifissione, se riferiti alla partitura originale si potrebbe pensare a quella sensazione di rabbia e dolore che monta nell'animo di una persona prima di separarsi definitivamente dal caro defunto e che anticipa quel pianto disperato ma anche liberatorio.
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