1977-2017: Il popolo che bussa al cuore di Dio.
Anche il confratello era seduto quella notte di Natale del 1974 davanti al televisore. Per la prima volta in mondovisione venivano trasmesse in bianco e nero le immagini dell'apertura della Porta Santa per il Giubileo indetto da Paolo VI, Anno Santo del Rinnovamento e della Riconciliazione.
La processione di Eminenze, il canto del Veni Creator. E poi il Papa, il Papa che si pose davanti al muro eretto davanti alla Porta Santa.
Poi accadde un fatto che catturò l'attenzione del confratello. Sua Santità si fece passare un martello con cui dava tre colpi sul muro.
Il muro fu abbattuto. La Porta Santa era aperta. Quel martello, quel muro e quei tre colpi rimasero come macchia indelebile nella sua mente.
Anno 1977. Sabato Santo mattina. La testa della processione dei Sacri Misteri ormai sta facendo il suo ingresso in piazza Carmine. Il confratello si è aggiudicato l'onore di portare la Croce dei Misteri. Ma nei suoi occhi si legge qualcosa di diverso. Non è la prima volta che è lì a portare quel simbolo. Ma non è emozione, non è commozione, è qualcos'altro. Sembra distratto da un pensiero.
Ormai pochi metri separano il troccolante da quel portone spalancato. Un rientro simile al rientro di una delle tante processioni che si svolgono a Taranto.
Allora il confratello ripensa a quelle immagini viste in televisione due anni prima. Ripensa a quel muro ma in particolar modo al gesto compiuto da Sua Santità. Non ha a sua disposizione un martello ma ha il bordone che potrebbe tranquillamente essere usato per dare tre colpi sul portone chiuso. Perché non tentare allora? Prende coraggio. Espone la sua idea. Nessuna resistenza viene posta dal confratello-troccolante. Ne tantomeno dal consiglio d'amministrazione della confraternita.
L' ultimo ostacolo è rappresentato dal sagrestano che non capisce cosa stia accadendo. Gli viene chiesto di chiudere il portone: perché mai? Ma lo fa.
Il confratello sfila dal capo la corona di spine, si cala il cappuccio sul volto e, con in pugno ora la troccola, guida la processione. Si avvicina al portone che ora è chiuso.
Davanti al portone sembra davvero ricordare la figura del Papa due anni prima. L'immagine dell'uomo pellegrino che si pone davanti al Signore, la Porta, e bussa chiedendo di entrare, di essere accolto e ricevere il Suo perdono.
La gente nelle prime file osserva con curiosità questo cambiamento improvviso del cerimoniale, mentre in chiesa il sagrestano, confuso, non sa come agire.
Tre colpi sordi lo fanno trasalire. Ma cosa succede lì fuori? Sta di fatto che a quella bussata il sagrestano risponde spalancando il portone.
Il troccolante fa il suo ingresso in chiesa e a seguire tutta la processione.
La processione di Eminenze, il canto del Veni Creator. E poi il Papa, il Papa che si pose davanti al muro eretto davanti alla Porta Santa.
Poi accadde un fatto che catturò l'attenzione del confratello. Sua Santità si fece passare un martello con cui dava tre colpi sul muro.
Il muro fu abbattuto. La Porta Santa era aperta. Quel martello, quel muro e quei tre colpi rimasero come macchia indelebile nella sua mente.
Anno 1977. Sabato Santo mattina. La testa della processione dei Sacri Misteri ormai sta facendo il suo ingresso in piazza Carmine. Il confratello si è aggiudicato l'onore di portare la Croce dei Misteri. Ma nei suoi occhi si legge qualcosa di diverso. Non è la prima volta che è lì a portare quel simbolo. Ma non è emozione, non è commozione, è qualcos'altro. Sembra distratto da un pensiero.
Ormai pochi metri separano il troccolante da quel portone spalancato. Un rientro simile al rientro di una delle tante processioni che si svolgono a Taranto.
Allora il confratello ripensa a quelle immagini viste in televisione due anni prima. Ripensa a quel muro ma in particolar modo al gesto compiuto da Sua Santità. Non ha a sua disposizione un martello ma ha il bordone che potrebbe tranquillamente essere usato per dare tre colpi sul portone chiuso. Perché non tentare allora? Prende coraggio. Espone la sua idea. Nessuna resistenza viene posta dal confratello-troccolante. Ne tantomeno dal consiglio d'amministrazione della confraternita.
L' ultimo ostacolo è rappresentato dal sagrestano che non capisce cosa stia accadendo. Gli viene chiesto di chiudere il portone: perché mai? Ma lo fa.
Il confratello sfila dal capo la corona di spine, si cala il cappuccio sul volto e, con in pugno ora la troccola, guida la processione. Si avvicina al portone che ora è chiuso.
Davanti al portone sembra davvero ricordare la figura del Papa due anni prima. L'immagine dell'uomo pellegrino che si pone davanti al Signore, la Porta, e bussa chiedendo di entrare, di essere accolto e ricevere il Suo perdono.
La gente nelle prime file osserva con curiosità questo cambiamento improvviso del cerimoniale, mentre in chiesa il sagrestano, confuso, non sa come agire.
Tre colpi sordi lo fanno trasalire. Ma cosa succede lì fuori? Sta di fatto che a quella bussata il sagrestano risponde spalancando il portone.
Il troccolante fa il suo ingresso in chiesa e a seguire tutta la processione.
Sono passati 40 anni. 40 "sabati santo" che il rientro dei Sacri Misteri si svolge con questo rito. Ciò che ho scritto corrisponde in parte a verità in parte scaturito dalla mia fantasia.
Fatto è che grazie a quella intuizione del portatore della Croce dei Misteri, i Riti della Settimana Santa a Taranto si sono arricchiti di un momento di enorme fascino e suggestione.
In quel frangente tutti noi, confratelli, consorelle e fedeli, diventiamo il troccolante che si ferma davanti a quel portone e bussa.
In quel momento diventiamo un corpo solo. Quel braccio che si solleva e quella mano che stringe il bordone è il braccio e la mano di ciascuno di noi che ci avviciniamo lentamente al Signore e chiediamo di essere accolti. Bussiamo ed il Signore ci spalanca le porte del Suo immenso Amore.
Quando il portone viene aperto i confratelli piangono. Non per emotività, non perché ormai il rito volge al termine ma perché, e lo scrivo convintamente, dentro di loro sperano e credono che la loro penitenza aiuti se stessi, i propri cari, i fedeli che si stringono attorno a loro, a "varcare spiritualmente quella Porta", a dirla come Giovanni Paolo II ad " aprire, anzi, spalancare le porte a Cristo".
Fatto è che grazie a quella intuizione del portatore della Croce dei Misteri, i Riti della Settimana Santa a Taranto si sono arricchiti di un momento di enorme fascino e suggestione.
In quel frangente tutti noi, confratelli, consorelle e fedeli, diventiamo il troccolante che si ferma davanti a quel portone e bussa.
In quel momento diventiamo un corpo solo. Quel braccio che si solleva e quella mano che stringe il bordone è il braccio e la mano di ciascuno di noi che ci avviciniamo lentamente al Signore e chiediamo di essere accolti. Bussiamo ed il Signore ci spalanca le porte del Suo immenso Amore.
Quando il portone viene aperto i confratelli piangono. Non per emotività, non perché ormai il rito volge al termine ma perché, e lo scrivo convintamente, dentro di loro sperano e credono che la loro penitenza aiuti se stessi, i propri cari, i fedeli che si stringono attorno a loro, a "varcare spiritualmente quella Porta", a dirla come Giovanni Paolo II ad " aprire, anzi, spalancare le porte a Cristo".
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