Io "perdono"

Apro l'armadio. Tiro fuori la mia Mozzetta. La osservo. Sono ormai 19 anni.
Il mio abito. E già! Io sono un "perdono".
E rifletto. Rifletto su questa parola con cui noi confratelli veniamo chiamati.
Io sono un "perdono".
Cos'è il perdono? È chiedere scusa. Chiedere un gesto di grazia e misericordia nei propri confronti.
È questo il nostro atteggiamento, Nelle mani il Giovedì Santo portiamo il bordone, il bastone del pellegrino, segno di penitenza e il santo rosario, la nostra arma, l'unica arma che noi usiamo e che brandiamo.
E così, nudi, chiediamo "perdono".
E pensi! Cosa abbiamo fatto di male? Perché veniamo spesso derisi ed offesi? Noi crediamo in ciò che facciamo: penitenza e preghiera. Cosa c'è di sbagliato in questo? Dopotutto la nostra penitenza e preghiera non è egoistica, non cerchiamo di garantire solamente per noi un angolo di paradiso. Preghiamo per tutti, senza distinzione! La nostra penitenza viene fatta per chiedere "perdono" dei peccati, anche i vostri.
Forse perché chiedere "perdono" è per alcuni considerato da sciocchi o da deboli?
Noi la pensiamo esattamente al contrario! Chi chiede "perdono" è il più forte!
E noi siamo più forti di ogni forma di calunnia, di derisione, di offesa.
Io, noi, abbiamo fatto una scelta, un modus vivendi legato intimamente alla figura della Vergine Maria.
Noi continuiamo il nostro cammino, lungo, tortuoso, pieno di insidie, di cadute, di rialzate, di fatica.
Perché è questa la via che porta alla salvezza. Di questo ne siamo certi!
Io sono "perdono". Ne sento il peso, la responsabilità, ma continuerò ad esserlo per tutta la mia vita.
Mi emozionero' ogni qualvolta aprirò l'armadio per tirare fuori l'abito per indossarlo in pubblico e metterci la faccia, con orgoglio, con fierezza, perché non bisogna vergognarsi di essere "perdono"!

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