Il confratello Saverio Baldi

Saverio Baldi
Inauguro con questo post
un nuovo spazio sul blog: uno spazio dedicato al ricordo e alla memoria di confratelli e consorelle della confraternita del Carmine e dell'Addolorata.
Il primo articolo ho pensato di dedicarlo al mio bisnonno, Saverio Baldi di cui ho l'onore di portare appeso al mio rosario il suo crocifisso.
Non avendolo potuto conoscere di persona, ho chiesto l'aiuto di mio zio, Antonio Fornaro, confratello del Carmine e nipote del Baldi.
Pertanto questo articolo vive del ricordo diretto di Antonio Fornaro, che con il nonno Saverio, ha vissuto gli anni più belli della sua infanzia e adolescenza.
Infatti, ricorda Antonio Fornaro, quando la mamma, Chiara, figlia di Saverio, sposò Cataldo, papà di Antonio, i tempi erano quelli terribili del dopoguerra e si viveva con grande disagio.
Ma Saverio decise di venire incontro alla figlia e al marito ospitandoli a casa propria, in via Duomo al civico 181, e di ospitare anche i figli che sarebbero venuti. Ne sarebbero nati lì 7 dei 10 che il matrimonio tra Cataldo e Chiara regalò loro.
Saverio Baldi nacque nel 1887 e morì nel 1964.
Figlio unico, fu avviato ostricoltore, lavoro durissimo. La sua sveglia era alle 5 del mattino. Si dirigeva a piedi presso la Regia azienda, a Porta Napoli, dove si imbarcava per raggiungere il posto in cui le ostriche avevano il loro habitat migliore per svilupparsi, vicino al fiume Galeso. LÌ trovavi le pagghiare, casette in paglia in cui i lavoratori trovavano riparo. Il suo frugale pasto consisteva in un pezzo di pane con il pomodoro. Rincasava alle 16. E a quell'ora si consumava insieme l'unico pasto della giornata.
La domenica Saverio Baldi portava il nipote Antonio nel borgo umbertino, dove si incontravano con amici tra cui la famiglia Carelli, che viveva in uno stabile tra via Nitti e via Di Palma. E poi un giro sulle giostre situate in piazza Garibaldi. Ma prima di tutto questo era obbligatorio la partecipazione alla Santa Messa presso la chiesa della Madonna della Salute.
Quando Saverio Baldi andò in pensione, per colpa del "benedetto vizio" di famiglia, cioè di non saper mai stare fermi, trovò lavoro, non retribuito, come guardia del corpo del farmacista Ugo Gentile, titolare in via Garibaldi della farmacia della Salute in onore della Madonna della Salute.
I Gentile abitavano in corso Umberto angolo via Margherita. Il carrozziere al mattino prendeva Saverio Baldi ed insieme andavano a casa del Gentile e lo accompagnavano in farmacia. Faceva la guardia del corpo perché rientrando con l'incasso della giornata, guardava le spalle per evitare che qualche malintenzionato potesse agire. Ma per fortuna non capitò mai nulla.
Da pensionato alle 7 del mattino era in chiesa e ascoltava la messa.
Perciò una persona devota, ma devotissima della Madonna del Carmine.
Da giovane ha dato l'anima per la confraternita.
Ha ricoperto incarichi, partecipando anche a commissioni speciali.
Viene menzionato nel libro di Nicola Caputo, "Settimana Santa nascosta", a proposito dei fatti del 1913.
Nel 1913 in un'assemblea fu fatto da alcuni confratelli la proposta di andare "calzati" alla processione dei Sacri Misteri.
Saverio Baldi, assieme ad altri, intervenne durante quell'assemblea a difesa della tradizione, perché "le nostre secolari Regole non si possono tradire".
Partecipò numerose volte alla processione dei Sacri Misteri, aggiudicandosi anche delle "sdanghe". Si aggiudicò anche l'onore di portare la statua della Titolare. Ricordo che fino al 1979 veniva svolta una "gara" per avere l'onore di portare la statua della Titolare).
Partecipò anche al Pellegrinaggio ai Sepolcri: nella chiesa di sant'Agostino l'attendeva la moglie Grazia con una tazza di latte caldo, ma Saverio rifiutava dicendo che il patte gli creava disturbi alla pancia. Ma la realtà era che durante il Pellegrinaggio non si doveva mangiare nulla perché era penitenza.


La tela "Salvaci, o Signore"
Da officiale minore fece realizzare dall'artista Scotti una tela per conto della confraternita del Carmine per l'allestimento del Sepolcro del 1915. Ne parla ancora il Caputo nel già citato libro "Settimana Santa nascosta".
Perciò un attaccamento unico alla confraternita.
Antonio Fornaro ricorda come, da piccolo, nonno Saverio lo portava al Carmine per assistere alle viae Crucis.
Il pomeriggio della domenica alle 15, Saverio dava letteralmente fretta al piccolo Antonio perché bisognava andare al Carmine.
In passato le domeniche di Via Crucis non erano 5 ma 7.
Ed era privilegio dei soli confratelli quello di sedersi alle spalle dell'altare. Il piccolo Antonio, perciò, si annoiava perché riusciva solo ad ascoltare e non a vedere. Capitava spesso che si addormentasse, ma svegliato in tempo da Saverio per lo svolgimento dell'adorazione alla Croce.
Nel mese di marzo del 1964, l'Addolorata non venne in città nuova ma si fermò a Sant'Agostino. Perciò chiese ad Antonio e a suo fratello, Saverio, di accompagnarlo sotto braccio perché voleva assolutamente vedere la Vergine.
Era già malato e aveva grande difficoltà a deambulare. C'era un vento fortissimo e tornò a casa uno straccio ma contento di aver visto per l'ultima volta l'Addolorata.
Infatti nel mese di giugno fu colpito da una emiparesi che lo lasciò semiparalizzato. Fu Antonio con la mamma Chiara a prendersene cura fino alla fine.
La vigilia della sua morte coincise con la vigilia degli esami di maturità di Antonio. E quella sera espresse il desiderio di mangiare una frisella , acqua, sale e pomodoro.
La mattina chiamò:" Chiari, Anto, quist´è 'u colp!" E morì.
In passato la processione della Titolare si svolgeva di domenica per consentire la maggiore partecipazione possibile ai festeggiamenti.
Saverio Baldi morì di sabato, giorno caro ai carmelitani, il sabato che precedeva la processione della Titolare.
I funerali si svolsero la domenica pomeriggio. E mentre la bara viaggiava verso il cimitero di San Brunone, la processione con la statua della Vergine passava esattamente sotto casa di Saverio, come a volerlo accogliere e portare con sé.
Il crocifisso appartenuto a Saverio Baldi ed ora presente nel mio Rosario

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