A 4 anni dalla sua scomparsa, un ricordo di Nicola Caputo

17 giugno 2012. Si spegne Nicola Caputo.
Una enorme perdita per il mondo confraternale.
A quattro anni di distanza come ricordare il "mio" priore?
Tanto si è scritto su Caputo. E proprio per non risultare ripetitivo, vorrei ricordare questo straordinario uomo con un estratto del suo ultimo libro "Un priore scomodo: il romanzo della discriminazione".
Un libro pubblicato nel luglio del 2011 e preso davvero poco in considerazione.
Mi è sufficiente dire ad esempio che la presentazione di suddetto libro non fu tenuta presso il salone della confraternita e neanche una locandina affissa in congrega.
Perché? Perché Caputo, in questo libro, si è trasformato in un "confratello scomodo", mettendo in luce zone d'ombra presenti nelle realtà confraternali. Ad esempio le dinamiche che precedono le elezioni per il rinnovo del consiglio d'amministrazione.
"Quanto tempo fa i fatti qui narrati siano avvenuti, ha poca importanza. Così come le date, i nomi, i luoghi preciso. È semmai importante sapere ciò che è accaduto. E solo il fatto che certe cose non dovrebbero accadere deve indurre oggi a una profonda riflessione chi le ha provocate e quanti continuano ostinatamente a provocarle." Si legge questo nella nota dell'autore.
Il libro è un atto di amore, è un testamento spirituale di Caputo. I destinatari sono i confratelli.
A noi il compito di conservare e di  difendere non solo le tradizioni ma la stessa confraternita anche quando "certi interventi a gamba tesa" arrivano dall'interno.

F.M.

Più o meno alla stessa ora della prima convocazione la Consulta si ritrovò al completo, sempre nell'oratorio, nella prima decade di settembre.
Si cominciò con la preghiera di rito, quella rivolta allo Spirito Santo, al fine di illuminare i presenti nelle loro scelte. Una specie di Veni Creator Spiritus, anche se per quest'ultimo si tratta di un inno liturgico. La versione più conosciuta di quest'inno è quella gregoriana e viene cantato nell'Ufficio delle Lodi e dei Vespri nella festa della Pentecoste, oltre che in particolari avvenimenti solenni. Lo cantano anche i cardinali, riuniti in conclave nella Cappella Sistina, per l'elezione del papa.
Terminata la preghiera, il padre spirituale invitò i presenti a segnalare tre nomi di confratelli: la terna prevista dallo Statuto per l'elezione del priore. Si sarebbe poi passati alle indicazioni per le altre cariche.
Silenzio. Nessuno parlava. Si guardavano in faccia l'uno con l'altro o avevano lo sguardo fisso a terra. Forse qualcuno non voleva scoprirsi o forse non riusciva a trovare il coraggio di fare il nome di qualche confratello amico che, in pectore, aveva intenzione di proporre.
Finalmente uno dei consultori (che parlava anche a nome di un nutrito numero di congregati) ruppe il silenzio e fece un nome.
Il padre spirituale abbassò lo sguardo, stette così per qualche secondo, a pensare, probabilmente a riflettere, infine, non senza imbarazzo, si decise a parlare:
"Per quella persona c'è il veto della Curia..."
Ammutolirono tutti. Anche chi già cominciava a gongolare per l'esclusione di un concorrente sicuramente favorito. Uno, temendo di non aver capito bene o di aver sentito male, si rivolse a chi gli stava accanto per avere conferma. E quello confermò:
"Si per quella persona c'è il veto della Curia, così ha detto il presidente della Consulta".
Si leggeva sui volti della maggior parte dei consultori la sorpresa, la meraviglia, lo stupore, l'incredulità per quel "veto", sparato così all'improvviso e inatteso. 
Il "veto" della Curia? E perché poi? Ma perché, nelle confraternite ci sono forse i buoni e i cattivi? I simpatici e gli antipatici? I desiderati e gli indesiderati?

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