La Terza Croce: 34 anni di attesa
Chissà quale
emozione avrà provato il confratello (lo chiamerò così) quando lo
scampanellio ha sancito la fine della “gara” e l'aggiudicazione
del simbolo. Il suo simbolo. La terza Croce. Dopo 34 anni!
Un tempo
lunghissimo, una vita. Ma quel sogno finalmente si realizza.
Quanti anni ad
osservare da lontano quel simbolo, a desiderarlo, a sperare un giorno
di reggerlo sulla spalla.
Era poco più che
ventenne, il confratello, quando se lo aggiudicò l'ultima volta. Nel
lontano 1982!
Poi il militare, la
famiglia, i figli e tutte le tappe che la vita ci riserva, gioie e
dolori. E lui a pensare:”Forse un giorno riproverò quella
emozione!”
E quel giorno è
arrivato!
La notte
dell'Addolorata al suo fianco c'è il figlio. Il confratello non è
piu un giovanotto e gli acciacchi ci sono. La paura di non farcela è
tanta. Ma una volta sceso in chiesa, è stato come tornare
ragazzino. Ma
intorno a lui non più gli stessi volti. Solo volti di gente
estranea.
I genitori, gli
zii, molti amici che hanno condiviso quello stesso momento, ma 34
anni prima, lo stanno osservando da lassù.
E come un film,
rivede immagini e scene della sua vita. Ripensa al padre, sdanghiere
dell'Addolorata, ripensa a quel confratello che tutti chiamavano e
chiamano Cicchetegnacche, con il suo modo unico di portare la
Croce, dovuto alla zoppia.
I palazzi e le strade della Taranto di trent'anni prima portano i segni inesorabili del tempo.
Tutto intorno a lui non è più come prima.
La sua nazzecata non è plateale. Non si abbandona ad esagerati movimenti. Un po' per non sforzare eccessivamente la schiena, un po' perché quel simbolo va portato con rispetto.
Il confratello è una persona riservata e così porta la "sua" croce: con intima riservatezza. Non cerca l'attenzione dei presenti. Si isola, quasi si nasconde agli occhi della gente.
È in pieno raccoglimento, come dovrebbe essere. Nessun capannello vicino a lui, nessun assembramento.
Solo lui, la croce e la fede!
Una gran bella lezione a tutti noi, confratelli.
Una gran bella lezione al popolo di denigratori.
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