La Settimana Santa ai tempi del Covid

Da un anno la vita di ciascuno di noi è stata stravolta.
Viviamo in uno stato di perenne emergenza, di allarmismo continuo che ha totalmente modificato le nostre abitudini, il nostro vivere quotidiano. 
I nostri figli ormai detenuti nelle abitazioni senza la possibilità di socializzare, di condividere, di imparare, di confrontarsi. 
Noi, adulti, che dobbiamo fare fronte a questa realtà sempre più complicata. 
Ma la vita va avanti. Ed a piccoli passi stiamo reagendo.
È ciò che stiamo cercando di fare anche a livello confraternale. 
Penso che tutti noi abbiamo il ricordo dello scorso anno. Quelle immagini trasmesse in streaming dalla Chiesa di San Domenico e dalla Chiesa del Carmine. 
Il simulacro della Vergine Addolorata che si affaccia per pochi minuti dal ballatoio senza che fuori vi sia la moltitudine di fedeli che tradizionalmente L' attendono.
Le lacrime del confratello del Carmine di picchetto alla bara di Gesù Morto, don Marco Gerardo, padre spirituale della Confraternita del Carmine, che si affaccia dal portone della chiesa e impartisce la solenne benedizione con la Croce dei Misteri o il confratello dell'Addolorata che pone il fazzoletto nelle mani della Vergine.
Tutte immagini che ci hanno toccato e segnato. 
Ma a noi confratelli quello che è mancato davvero è stato il poter non vivere in alcun modo i nostri Riti. 
Dopo un anno ci tocca nuovamente rinunciare alle nostre processioni. 
Potrei aprire una lunga parentesi sulla gestione dell'emergenza Covid in questo anno, ma questa pagina non è il luogo adatto.
Ma sta di fatto che dopo un anno siamo costretti a rinunciare a quasi tutto. 
Ma come ho scritto prima stiamo reagendo, dobbiamo reagire. 
E nonostante le difficoltà organizzative, le confraternite stanno cercando di fare l'impossibile per poter vivere le nostre "tradizioni".
Abbiamo svolto le Quarantore, le Viae Crucis, i confratelli del Carmine hanno svolto l'adorazione alla Croce. 
Ed è notizia che potremo svolgere il Pellegrinaggio ai Sepolcri. 
Non andremo per le strade di Taranto, ma indosseremo l'abito, caleremo il cappuccio sul volto, ci appoggeremo al bordone come gli antichi pellegrini. Adoreremo il Santissimo. 
E credetemi per noi non è poco!
Ci inginocchieremo davanti all'immagine di Gesù morto. 
Non saremo scalzi. Ma bisogna comprendere il periodo. 
Anche io, come penso molti di voi, ha storto il naso quando ha letto dei "fantasmini color carne" che i perdune dovranno indossare. Noi andiamo a piedi scalzi! 
Ma penso sia anche il tempo di tacere e capire che forse è meglio un paio di fantasmini che il niente. Che forse viviamo un tempo in cui posto per critiche più o meno condivisibili non c'è. 
Il tempo in cui bisogna essere uniti e fare squadra il più possibile. Aiutarci e sostenerci superando anche individualismi e personalismi autoreferenziali. 
Bisogna capire, e parlo da confratello, che mai, come in questo periodo, dobbiamo farci carico della nostra eredità. Di ciò che i nostri padri ci hanno lasciato. 
La tradizione, le nostre tradizioni rischiano di scomparire. E bisogna sostenere le nostre confraternite! Se per portare avanti questo intento bisogna far uscire più "serrachiese" a me va bene. 
Se per continuare il Pellegrinaggio ai Sepolcri bisogna indossare dei fantasmini ai piedi per me va bene. 
Se bisogna dare una testimonianza di devozione ed attaccamento ai Riti, anche se vissuti diversamente solo per questo periodo di emergenza, per me va bene. 
Ma bisogna esserci. Non bisogna fermarsi! 
L' emergenza prima o poi dovrà pur finire. E noi confratelli saremo li, a piedi scalzi, senza mascherine o dispositivi di ogni genere, con il nostro abito, con i nostri simboli, con i nostri gesti rituali a testimoniare la nostra fede. E questo fino a quando Nostro Signore Gesù Cristo vorrà! 
Prosit! 

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