A piedi scalzi


"Ma cosa dicono costoro!... Che accidenti vogliono!... Pretendono di non andare scalzi durante la Settimana Santa? Ma è un'eresia!..."
Queste le parole riportate da Nicola Caputo nel suo libro "Settimana Santa nascosta", sui fatti accaduti nel 1913 quando alcuni confratelli chiesero in assemblea di andare "calzati" alla processione dei Sacri Misteri.
Cosa penseranno da lassù Saverio Baldi (mio bisnonno), Umberto Ceci, Michele Romanazzi e tutti i confratelli, compreso il priore dell'epoca Angelo Caminiti, che si opposero a questa richiesta?
Dopo un secolo "l'eresia" è avvenuta.
Quest'anno andremo "calzati" o quasi.
Ma non tradiremo le "nostre secolari Regole"!
No, questo mai!
Purtroppo abbiamo le mani legate. È un compromesso che si è stati costretti ad accettare pur di non saltare un altro anno. 
Le primitive Regole del nostro Statuto del 1777 erano molto precise :" I confratelli dovranno andare a piedi ignudi e senza calzette, ancorché nevigasse o facesse malissimo tempo".
Ma ci siamo trovati in una situazione più grande di noi. E siamo chiamati a rispondere, con il nostro comportamento, non solo di noi stessi ma anche e soprattutto degli altri. 
Ho compiuto l'adorazione alla Croce "calzato". La tentazione di togliermi quei fantasmini dai piedi è stata enorme.
I miei piedi devono toccare il pavimento. I miei piedi, al termine del pio esercizio, si devono impolverare. 
Siamo penitenti! 
Siamo perdune! 
Non siamo attori che devono mettere in scena uno spettacolo. 
La nostra è penitenza vera. Occhi stanchi, schiena a pezzi, gambe fredde ed indolenzite e...piedi scalzi ed impolverati. 
Questo siamo noi. E toglierci solo una di queste cose significa alterare la nostra essenza, la nostra sostanza. 
Qualcuno, magari non confratello, potrebbe pensare che stia esagerando. 
Ma non è così. Non è così perché probabilmente non sapete cosa serba dentro di sé un cuore di confratello. 
Anche noi, come voi, stiamo vivendo questo periodo storico terribile. Molti di noi si sono ammalati, molti confratelli di Covid sono morti. Molti di noi da un anno e più combattono in trincea. Tra noi ci sono medici, infermieri, farmacisti, forze dell'ordine, volontari in prima linea. Lavoratori che hanno continuato a svolgere il loro lavoro, nonostante le difficoltà e la paura di essere contagiati. 
Quindi non siamo avulsi dalla realtà ne tanto meno siamo così insensibili e non consideriamo i sacrifici che ognuno di noi e voi sta compiendo nel suo quotidiano. 
Ma nel nostro corpo scorre il sangue da confratello. Lo abbiamo scritto nel nostro DNA. È la nostra essenza. 
Per noi andare scalzi o "calzati" non è un dettaglio ininfluente, ma significa farci perdere la nostra identità. 
Ma pur di andare avanti, lo accettiamo. 
Sarà solo una brutta parentesi che speriamo possa finire quanto prima. 
In realtà lo speravamo già lo scorso anno. Ma dopo un anno siamo nella condizione di non poter vivere in libertà non solo i nostri Riti. Viviamo ancora nell'incertezza e questo non va bene. 

Commenti

Nadia Calianno ha detto…
Complimenti!
Posso capire lo sgomento ma in questo momento rispettare le norme è la cosa più importante.
Ildelfino81 ha detto…
Certo Nadia. Sperando di non trovarci il prossimo anno a fare gli stessi discorsi. Oggi come lo scorso anno la necessità primaria resta tutelare la salute di tutti. I sacrifici li stiamo facendo tutti, sotto tutti i punti di vista. Ma i nostri sacrifici devono valere a qualcosa!

Post popolari in questo blog

I testi della Via Crucis di Padre Serafino Marinosci

Venerdì Santo del maestro Centofanti

La sequenza Fiore del Carmelo ed un personalissimo ricordo