"La nazzicata è musica che incanta" di Mons.Filippo Santoro

E' risaputo che le mie origini sono baresi e che l'obbedienza mi ha condotto nell'altro emisfero prima di ritornare in età matura da arcivescovo a Taranto della quale ho assunto con entusiasmo la paternità pastorale. Pur essendo tarantino di e per adozione, i Riti della Settimana Santa mi hanno conquistato e non ne ho fatto mai mistero. In un discorso degli anni passati al Venerdì Santo, mi rivolsi a 'a Madonnostr' e mi sentio davvero nell'afflato del nostro popolo devoto. Non solo perchè ogni uomo sulla faccia della terra è figlio della Madre di Dio, ma perchè trasportato dalla bellezza singolare unica, delle due immagini dell'Addolorata dei due santi giorni, quella della notte del giovedì e quella del venerdì.

Credo siano benedette le mani che le hanno scolpite e modellate, perchè per secoli quelle sculture, hanno suscitato in chi le ha guardate il desiderio di pregare e di riconciliarsi. Poi l'andamento dei confratelli sotto simboli, la loro “nazzicata” è di per sé una musica che incanta. Nel nostro tessuto sociale vivere momenti di grande aggregazione per le festività religiose è indice stesso del grande potenziale della fede, non solo il ripetersi di riti secolari. Non sono rappresentazioni storiche. Le processioni sono grandi opportunità di verific e di incoraggiamento per guardare al futuro con gli occhi di chi crede che il mondo cambia se sono io a cambiare, che si converte se sono io che mi converto. I Riti non sono uno spettacolo, sono azioni di fede, o almeno così noi continuiamo a proporli. Ho espresso parere favorevole alla proposta della confraternita del Carmine, se le autorità della pubblica sicurezza avrebbero acconsentito, di riportare solo per quest'anno i Misteri nella città vecchia. 250 anni fa le prime statue, quelle di Gesù
morto e dell'Addolorata, furono donate dalla famiglia dei Calò al sodalizio carmelitano consolidando una tradizione penitenziale preesistente. Il palazzo di questi nobili tarantini si trova appunto sull'Isola. In questi anni ho imparato a conoscere questa terra, ricca di tradizioni ma che al contempo ha bisogno di riannodare i fili con le sue radici, il cuore antico del capoluogo ionico il suo degrado e il suo bisogno di rinascita sono, a parer mio, l'emblema e la prova di maturità di questa città attraversata da questioni molto più grandi di essa. Taranto vecchia è la testimonianza esistente di un popolo che per necessità e per scarsa lungimiranza ha lasciato depositare troppa cenere sulle braci della propria storia e della propria arte. Con il senno di poi comprendiamo le potenzialità di questo nostro angolo unico al mondo.

Nella mia agenda ci sono due impegni (che a dire il vero sono due assilli quotidiani) la riapertura del santuario della Madonna della Salute e l'apertura di un nuovo centro per senza fissa dimora. Quanto sia importante la riapertura di un gioiello d'arte e tradizione nel quale si venera la Madonna con quel titolo rappresenta da sé una svolta, una parola di pietà e di fede, sulle annose questioni di cui sopra. L'altro impegno è quello del nuovo centro Caritas, alle spalle dell'abitazione del vescovo e della cattedrale. E' l'immagine plastica delle tre parole consegnate da me alla Chiesa di Taranto quest'anno: attrazione, carità e missione. Costituiscono i vertici di un prisma da cui rimbalza l'iridescenza festosa dell'incontro con il Signore che ci attira a sé con l'amore, ci insegna ad amare ed invita noi tutti a fare lo stesso. In ultimo l'annuncio di papa Francesco del Giubileo della Misericordia è un' ulteriore possibilità per questa città. Sì, perchè sui giudizi o sul giudizio siamo o stiamo stati tutti bravi, ma per andare avanti c'è bisogno di riconciliarsi nel cuore e non appena in superficie, di perdonarci. Dobbiamo lasciarci risanare per costruire cose nuove. La misericordia ha due dimensioni, una verticale da Dio verso di noi, e una orizziontale, fra noi fratelli e peccatori. Se si allarga sempre di più la misura orizzontale, quella verticale sarà sovrabbondante. Abbiamo bisogno della misericordia. E' il grande dono che è fatto alla nostra terra, aggredita e violata in questa Settimana Santa. Per rinascere.
Tratto dall'inserto de La Gazzetta del Mezzogiorno, I Riti della Settimana Santa
Foto: fonte Web

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