Confratelli irremovibili: le gare non si toccano di Pierpaolo D'Auria (tratto da "Corriere del giorno")

Alle conferenze stampa non sono abituati perché «siamo gente da cappuccio e mozzetta». Ma loro malgrado i confratelli del Carmine e dell’Addolorata gli organi di informazione li hanno dovuti convocare. E l’hanno fatto nei locali della trattoria “Gesù Cristo”, la pescheria come preferiscono chiamarla, per ribadire, ancora una volta, che le gare per l’aggiudicazione dei simboli delle due processioni della Settimana Santa e il giorno in cui si tengono, la domenica delle Palme, è meglio«che restino invariate rispetto al passato quanto a modalità e giorno di svolgimento».
Un messaggio che i confratelli del Carmine e dell’Addolorata affidano a Antonello Stenta il quale, però, subito puntualizza «l’assoluta obbedienza all’arcivescovo Filippo Santoro in quanto custode delle tradizioni della Chiesa».
Non sono abituati alle conferenze stampa ma, intanto, la stampa la convocano in un giorno e in un locale in maniera assolutamente casuale. Scelgono il giorno della festa di San Cataldo perché «per noi cataldiani è un giorno fortemente identitario», tanto da aver messo al centro del tavolo dove sono seduti una statuetta del Santo Patrono, e la pescheria di Gesù Cristo, nelle cui stanze si sono svolte da cinquant’anni a questa parte incontri per costruire le squadre che poi si sono confrontate per aggiudicarsi i simboli e luogo «di intere generazioni di confratelli».
Le decisioni dell’arcivescovo Santoro sono ancora una ferita aperta che difficilmente sembra destinata a rimarginarsi tanto più a una settimana dalla riunione del tavolo concertativo messo su dalla Curia per dettare nuore regole e metodi alle celebrazioni complessive della Settimana Santa. E proprio la commissione di saggi pensata e realizzata dall’arcivescovo desta perplessità nei 630 e passa confratelli firmatari di una petizione. «Avremmo gradito – spiega Antonello Stenta – che prima della riunione del 18 maggio fosse convocata un’assemblea straordinaria in modo da poter fornire indicazioni utili ai nostri priori da portare, poi, al tavolo di concertazione». Niente di tutto questo, invece.
Fanno quadrato intorno ai Riti, ad una tradizione secolare che «già nel passato – ribadisce Stenta – ha subito trasformazioni nei luoghi, nei percorsi anche nell’esprimersi. Oggi, dei nostri Riti, quelli tramandatici dai nostri padri, è rimasto ben poco: la gara, che non è un’assemblea pagana né un’asta perché non compriamo niente; il Giovedì Santo con i pellegrinaggi del Carmine e dell’Addolorata; il Venerdì Santo con la processione dei Misteri e tutto si conclude cristianamente non con gli applausi di piazza Carmine ma con la Santa Messa notturna della resurrezione».
Allora, dicono i confratelli, perché essere privati anche di queste ultime tradizioni e ritrovarsi «di fronte a chissà cosa perché non riusciamo ad immaginare altre alternativi possibili». Per cui, sarebbe il caso «di lasciare le cose come stanno». E qualunque soluzione alternativa «andrebbe a modificare – dice Stenta confortato dai cenni di assenso degli altri confratelli che hanno affollato ieri la pescheria – un sistema democratico che fa sì, a fronte di 1500 iscritti alle confraternite, venga utilizzato uno strumento salomonico che è quello di mettere in gara i nostri simboli. Una caratteristica che non è soltanto di Taranto ma che è propria di altre comunità appartenenti alla nostra arcidiocesi».
Viste le posizioni, dei seicento e passa confratelli e dell’arcivescovo, il rischio che si vada ad un muro contro muro è concreto. Anche se loro lo smentiscono categoricamente sottolineando e risottolineando la loro obbedienza all’arcivescovo. Intanto il 18 si avvicina e la commissione è pronta a riunirsi. Una commissione nella quale i confratelli non si sentono pienamente rappresentati se non «dalla presenza dell’arcivescovo e dei nostri priori (anche se il 26 maggio scadrà il mandato di quello dell‘Addolorata)» ma non dagli storici e storiografi invitati a farne parte.
Giù le mani, dunque, dalle gare e dalla domenica delle Palme, giorno tradizionale della loro celebrazione, poi sul discorso di come indirizzare gli introiti se ne può tranquillamente parlare così come sulla trasparenza della gestione degli stessi. «Ci hanno dipinti in tutti i modi. Ci hanno dato anche del mafiosi. Bene, per iscriversi alle confraternite bisogna presentare certificato penale e certificato dei carichi pendenti. Noi compiamo un atto di evangelizzazione perché con le due processioni noi portiamo tutta la città in strada a pregare e vi portiamo anche i cuori più duri».
La palla, adesso, passa, seppure «in modo caritatevole viste le nostre richieste», nelle mani di mons. Santoro. E non si preannuncia una partita facile perché, in base ai lavori del tavolo di concertazione, potrebbero esserci «altre iniziative future».

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