La marcia del troccolante


L' accordo è inequivocabile. Come anche quel gruppo di note ritmate che si fanno eco come a voler dialogare tra loro. E poi un altro accordo, pieno e potente. La riconosce subito. È Tristezze, la sua marcia. La marcia del troccolante.
Incomincia a nazzecare, sistemando la troccola, il suo strumento, nel miglior modo possibile sotto la mozzetta, nell'attesa del suo momento. 
Inizia il tema della marcia. Una nazzecata sul posto, lunga, senza avanzare di un centimetro, con la troccola che si intravede sotto la mozzetta.
Lo sguardo fisso in avanti, l'orecchio teso, attento a non farsi sfuggire alcuna nota, il braccio che stringe il "legno con i battenti", il peso del corpo che si scarica sul bordone. Non un bordone qualunque. Ma il bordone del troccolante.
Intanto la marcia prosegue e, dopo la ripetizione della prima frase musicale, si cambia tonalità. Si passa ad una tonalità maggiore, più dolce, sembra una ninna nanna. Ed il troccolante si lascia cullare, la sua nazzecata segue la melodia, si lascia trascinare come Ulisse dal canto delle sirene. 
Ma il registro muta d'improvviso. Nuovamente il tono minore, più ritmato, quasi a voler ricordare al troccolante che il suo compito è di dare e di scandire il tempo alla processione, non può distrarsi. Il troccolante stringe forte il bordone ed in maniera impercettibile avanza. Piccoli movimenti dei piedi...
Intanto la seconda frase musicale sta terminando. " Ma devo attaccare ora con la troccola oppure ci deve ancora essere la ripetizione"? Il troccolante ha un momento di smarrimento. Riacquista il sangue freddo, stringe l'impugnatura della troccola pronta a fare capolino magicamente. Ma no...tutto rimandato. Ci deve ancora essere la ripetizione. Ed allora si prepara, pronto al suo assolo. Poche battute ancora e sarà il suo momento, anzi il loro momento. Della troccola e del troccolante! 
La prima, metallo e legno, uno strumento che non ha bisogno di essere accordato, ma che ti cattura e ti entra nel cuore come il suono di un violino della migliore fattura.
Il secondo, il troccolante, sempre diverso, ma sempre all'altezza, capace di suonare quello strumento tutto particolare ed inusuale.
Ed ecco giungere il momento tanto atteso. Le ultime tre note della battuta e il troccolante scopre il "tesoro" nascosto e custodito sotto la sua mozzetta. Come in un duello all'O.K Corral, il troccolante, come il pistolero, sfodera il suo strumento ed incomincia ad agitarlo ritmicamente. Il suono metallico si unisce e si fonde con quello degli altri strumenti e li sovrasta, perché è lo strumento solista. Perché è il suo crepitio che ricorda le nostre "tristezze", come tanti chiodi piantati nel nostro cuore. 
Ma il momento musicale in cui il Lacerenza ha deciso di inserire la troccola termina. Il troccolante rallenta il movimento del polso e il suono della troccola si spegne. Un attimo di pausa e la marcia riprende con una seconda parte differente. Tonalità maggiore, come a voler prendere fiato, a riposarsi e trovare le forze per riprendere il cammino. Ma non è questa la missione, il compito del confratello. Bisogna procedere! Ed ecco, come nella prima parte, il Lacerenza decide di dare una " scossa ", un cambiamento ritmico che mette in guardia, ricordando che le insidie sono in agguato e bisogna vigilare ed esseri pronti a reagire. E questa modulazione diviene preludio per l'ultima parte della marcia dove torna il suono della troccola. Perché questa scelta? Avete mai sentito l'ultima parte di Tristezze senza la troccola? È una melodia quasi fuori luogo. È il suono della troccola che ne dà un senso, un senso molto profondo. L'ultima frase della marcia è solenne, quasi trionfale...la gioia della resurrezione. Ma c'è anche il suono della troccola, che è suono di sofferenza, penitenza, dolore. 
Il messaggio che il Lacerenza lascia è dunque chiaro e non è altro che il messaggio cristiano: si giunge alla gioia della resurrezione attraverso la croce, attraverso le prove della vita. 

Assistiamo ad una vera competizione. Da una parte la banda che con la melodia indica la resurrezione, dall'altra il troccolante con la troccola che indica le fatiche e le "tristezze" che dobbiamo affrontare. E più il troccolante aumenta la sua trucchelesciate, più aumenta l'intensità della marcia, come a volerci suggerire che più sono le prove più sarà la gioia di cui godremo in Paradiso.
La marcia dunque termina. Il troccolante continua ad agitare il suo simbolo, perché la sua funzione non si esaurisce con la fine della marcia. 
C'è un cammino da riprendere!

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