La "Gara" non è una gara tra uomini ma una gara tra desideri di Pio Antonio Caso

"Ti chiedo ancora ospitalità, affinché nella mia piccolezza, possa rivolgermi ai tanti tarantini veraci che
seguono, con interesse ed apprensione, le voci che si rincorrono sulle modifiche proposte dai Saggi, chiamati dal nostro Vescovo, per “modernizzare” quei nostri Riti, quelli della Settimana Santa.Le voci, seppur lontane da dove vivo, mi arrivano direttamente al cuore e al cuore si rivolgono con una insospettabile arroganza. Inutile dire che il cuore ha una maniera tutta sua di “ragionare”. Non a caso si suol dire che “al cuor non si comanda”. Si può solo ubbidire.
Una delle modifiche, che mi si dice si voglia apportare, per cambiare radicalmente le usanze, riguarda la “gara” per l'aggiudicazione dei Simboli.
Pare che i Saggi abbiano convenuto sul punto che non è più possibile lasciare all'Alea di una sfida tra Confratelli la “quantificazione” delle cifre, delle somme,  dei denari.
Ci sono delle spese certe, quantificabili, che tra loro costituiscono un “tot” da raggiungere, pena la remissione economica!
Allora, pare ancora, che si sia stabilito un tetto sotto il quale non si possa scendere.
Stabilito l'ammontare delle spese, dividendo con opportuni parametri la cifra per il numero, la qualità e il valore di ogni simbolo, si fissa un “prezzo”al quale il simbolo verrà aggiudicato.
I Confratelli che vogliano “portare” quel simbolo, si candideranno in qualche maniera e così sarà possibile estrarre a sorte il nome dei fortunati.
Una estrazione a sorte che, a parer mio, sembra più una Lotteria che un atto di devozione. Che mal si addice a un fatto religioso. A meno che anche la Religione si sia adeguata a questo nostro mondo quotidiano!
Perché, sempre nella mia piccolezza, io vedo la “Gara” non come una gara tra Uomini, ma una gara tra desideri. Dove purtroppo è il denaro, che in questa società è l'unica merce di scambio, a fare la selezione. Si dimentica la differenza tra valore d'uso e valore di scambio. Si dimentica e si emargina ai confini del problema il fattore umano!
Io credo, ne sono veramente convinto, che se ai Confratelli fosse chiesto non denaro, ma sangue, la stessa loro vita, per ottenere in cambio la realizzazione di quel desiderio, tanto è forte in loro quel "desiderio" di “portare la Madonna”, quante offerte si vedrebbero,quante offerte si conterebbero!
Può sembrare paradossale, anacronistico, selvaggio e primitivo, ma è vero. Di una verità etno- antropologica, oggettivamente comprovabile, così come sono oggettivamente confrontabili con  altri "desideri" in Paesi dove si assiste ad auto flagellazioni e altri riti cruenti.
Ma qui non siamo in Messico o in America del Sud. Siamo nel Sud Europa. In un Paese Occidentale civile e progredito. Siamo a Taranto, magari qualcuno lo avesse dimenticato.
Questa società è quella dell'Apparire, non dell'Essere. Conseguentemente, se io voglio affermare il mio Essere, devo necessariamente passare per l'Apparire!
Se “io sono” a “te” non importa nulla di quello che appaio.
Questi Uomini che gareggiano per aggiudicarsi un pezzo di legno che ha la forma di una donna mi commuovono. Perché non c'è un riscontro sociale, un riconoscimento.
Alla fine, loro sono solo dei volti sconosciuti, nascosti dietro un cappuccio: e questo è un Atto d'Amore ineguagliabile!
Non è il Maschio Alfa che si contorna di femmine appariscenti, per affermare una apparente mascolinità. Perché non è quel che “sembra”, nè mai lo sarà!
Questo nostro attuale Vescovo, a parer mio, sbaglia: perché non si rende conto, nè viene aiutato a capire. Anche perché, così facendo, come vuole qualche Saggio, forse pregevole commercialista, ma non edotto sulla passione dei Confratelli, si sta mettendo in vendita. Lui per primo.
Ma la Madonna non è invendita. Non ha prezzo!
Il prezzo lo fa l'Amore eil desiderio di quegli Uomini.
Ricordo mia madre. Dopo una giornata di lavoro faticoso davanti a una cucina, senza riposare un solo minuto, prendeva il cero e si accodava insieme ad altre donne, altre madri, dietro Quella Madre.
Pregava insistentemente tutta la notte. Pregava per tutti i suoi figli, che non eravamo solo io e Peppino. Ma tutti gli altri nove, quelli non nati o morti piccolissimi o solo dopo due o tre anni. Tempi duri, difficili, di miseria e di fame. Vita negata a tanti piccoli tarantini. Costretti a nascere per denunciare con la breve stagione di un respiro una infamia perpretata anche da tanti saccenti.
Tutte le madri tarantine hanno pregato durante quel Pellegrinaggio, durante tutti questi anni.Tutti i tarantini hanno ricevuto preghiere. Tutti, anche quelli che oggi non credono, che guardano con distacco scientifico quelle Processioni, che si professano atei o non credenti. Quelle preghiere riguardano tutti. Quella Fede cinge d'assedio questa nostra città. Anche in giorni come questi, così emblematici come quelle vite nascoste, sciupate, rubate da veleni di fabbriche e veleni di inciuci e falsità.
Perché quelle donne, con tutti quei figli affidati a quella statua, parlano con Una loro pari: un'altra Donna come loro, un'altra Madre come loro.
A questo Vescovo chiedo di riflettere sulle mie piccole umili parole. Ai Saggi un atto di coscienza. A tutti i Tarantini di difendere le nostre Tradizioni per mantenerle come erano: un ponte tra noi e quelli che sono andati avanti, nell'altra stanza.

Grazie Corriere."

Commenti

Post popolari in questo blog

I testi della Via Crucis di Padre Serafino Marinosci

Venerdì Santo del maestro Centofanti

La sequenza Fiore del Carmelo ed un personalissimo ricordo