Era il Venerdì Santo del 1935....

"Ciascuno di noi ha dei ricordi della propria fanciullezza. Più indietro si va negli anni e più essi diventano scoprire) che anche noi eravamo al mondo.(...)
vaghi, sbiaditi, appena percettibili. E' quasi impossibile però individuare il primo ricordo, quello con il quale ci siamo affacciati alla vita, il ricordo che ci ha fatto capire (ma meglio sarebbe dire
Non avevo ancora compiuto cinque anni che mi ammalai di broncopolmonite. A quei tempi di broncopolmonite si moriva. Non c'erano gli antibiotici di oggi e le gravi malattie dell'apparato respiratorio si combattevano con medicinali la cui efficacia era forse inferiore agli sciroppi preparati da pazienti farmacisti o ai più familiari decotti a base di fichi secchi e pistidde.
Una sera dovevo stare più male del solito se mio padre decise di correre dal medico e di farlo venire subito a casa con la carrozza. Il medico mi visitò, scosse la testa, non ebbe il coraggio di guardare negli occhi mia madre che, accanto al mio letto, piangeva in silenzio. Quel rantolo non lasciava presagire nulla di buono. Era inutile prescrivere qualche altro medicinale.
Il medico chiamò da parte mio padre e gli confidò le sue preoccupazioni. Le mie condizioni, insomma, erano proprio disperate. "Difficilmente-aggiunse-questo bambino vedrà l'alba di domani. Speriamo solo in un miracolo..."
Mio padre tenne per sè il terribile segreto, poi lui e mia madre si accinsero a trascorrere la notte accanto al mio lettino.
E il giorno dopo arrivò. E per me giunse in un pomeriggio inoltrato esattamente quando aprii gli occhi svegliato da un rumore insolito, insistente, intervallato da brevi pause di silenzio. Più che un rumore lo avrei detto un suono, quasi una nenia dolcissima cadenzata al ritmo giusto. E furono questo "suono" e tutto ciò che vidi attorno a me quel pomeriggio nel momento in cui aprii gli occhi che rimasero indelebilmente impressi nella mia memoria.(...)
Quando quel pomeriggio mi svegliai, guardai proprio in direzione del balcone. Vidi mio padre, mia sorella, la nonna paterna, alcuni zii. Avevano tutti lo sguardo rivolto verso via D'Aquino. Mia madre, invece, accanto a me.
-Mamma...-chiesi con un filo di voce-cos'è questo rumore?...
Mia madre lì per lì non capì. Era sorpresa, stupita. Io avevo apero gli occhi e le stavo parlando! Chiamò mio padre quasi urlando."U piccinne!"
Accorsero tutti al mio capezzale, mentre dalla strada continuava a salire quello strano rumore.
-Mamma- provai a ripetere, visto che non mi aveva ancora risposto- che cos'è questo rumore?
- E' la troccola- rispose mia madre.

Tratto da "Settimana Santa nascosta" di Nicola Caputo

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