Sezione del blog dedicata a Nicola Caputo

Un enorme difetto dell'italiano, ed in particolar modo del tarantino, è quello di possedere una memoria estremamente ridotta. Episodi, eventi, fatti, personaggi vengono rimossi con una facilità imbarazzante. La storia è magistra vitae, perciò accantonare la storia è un errore enorme.
Alcuni giorni fa abbiamo dato l'estremo saluto a Nicola Caputo, storico, giornalista, scrittore, confratello del Carmine e dell'Addolorata, critico teatrale.
Il ricordo di Nicola Caputo deve rimanere vivo nelle nostre menti e nel nostro cuore. E', forse, il minimo che possiamo fare nei confronti di una persona che ha dedicato tutta la sua vita ai nostri "riti" ed alla nostra Taranto.
Nel mio piccolo, ho pensato di creare e dedicare una sezione del mio blog al mio Priore. Foto, stralci dei suoi scritti, tutto ciò che riesco a raccogliere verrà pubblicato in questa nuova sezione.

Per inaugurare questo spazio, pubblico la risposta che Nicola Caputo diede circa due anni fa ad una domanda postagli dal confratello Leopoldo Vitale. Il testo è tratto dal sito Lo Sdanghiere.


Una cosa che ha lasciato il segno del suo mandato è stata il restauro della statua della Vergine Addolorata e la sua sistemazione in chiesa, cosa ricorda a tal proposito?


 “Appena eletto priore, detti un’occhiata a tutti gli arredi in possesso della confraternita, quando vidi la statua dell’Addolorata, ricordo che piansi. Vedere un simulacro risalente alla fine del ‘600 in condizioni pessime era davvero triste. La statua si trovava in uno sgabuzzino coperta da un cellofan e di faccia al muro. Mi venne in mente don Francesco Antonio Calò che donandocela si era raccomandato di compiere determinati obblighi. Sotto gli abiti, addirittura erano visibili due chiodi che reggevano le braccia. Era urgente un restauro. Allora mi rivolsi a una ditta di restauratori che si trovava nella zona di Porta Napoli al quartiere Tamburi precisamente alla ditta delle Sorelle Schiavone. La sistemazione in chiesa fu una cosa naturale, perché quello era un locale inutilizzato e introdurre la devozione alla Vergine Addolorata, portandola a visione di tutti i fedeli fu cosa gradita da tutti. Allo stesso modo feci con la statua della Madonna del Carmine. Ricordo che decidemmo di rinnovare tutti i suoi abiti e quindi a tal proposito furono tolti quelli vecchi e vetusti. Trovammo sotto le sue vesti, un foglietto risalente al 1912, di una donna che chiedeva una grazia alla Madonna. Quindi si presumeva che addirittura almeno dal 1912 nessuno aveva mai cambiato le sue vesti”.

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