Discorso di don Filippo Santoro pronunciato all'uscita della processione dei Sacri Misteri

Discorso prelevato dal sito della diocesi di Taranto.

Carissimi Fratelli e Sorelle,
ci ritroviamo in contemplazione del grande mistero di passione e morte del nostro Signore Gesù. In tutte le parrocchie questo pomeriggio è stata celebrata l’azione liturgica che, nell’austerità e nella compostezza, ci ha richiamati all’ascolto  della Passione di  Cristo.  Abbiamo elevato la preghiera universale, in comunione con tutta la Chiesa per tutti gli uomini, credenti e non credenti, amici e nemici,  poi ci siamo messi tutti in fila per adorare il legno della croce al quale fu appeso il Salvatore del mondo.
Attraverso la processione dei misteri contempliamo l’amore di Dio per gli uomini. Un amore totale, sino alla fine. Un amore che ci richiama alla conversione.
Qui a Taranto, sotto ai nostri occhi, ondeggia (nàzzica) lentamente un tesoro inestimabile, attirando in maniera eccezionale l’attenzione di grandi e piccini. La confraternita del Carmine viene a donarci con incomparabile capacità una ricchezza di fede, di bellezza e di storia. Il mio saluto al padre spirituale, Mons. Marco Gerardo, al Priore, a  tutti i confratelli perché siano sostenuti nella fatica di questo gesto penitenziale.
Ma è l’uomo trafitto, in realtà, ad attirarci a sé. Lui che, non avendo né bellezza né apparenza per attirare i nostri sguardi, è l’uomo dei dolori, che ben conosce il patire (Is 53,3). Il Figlio dell’uomo condannato, flagellato, coronato di spine, schernito, caricato della croce e crocifisso ci richiama a sé con forza. È lui che continua ad avere compassione di ciascuno di noi, specialmente  se siamo lontani dal suo amore e della sua gioia. La sua croce infatti sostiene tutte le nostre croci e tutte le croci del mondo. Egli non ci lascia da soli sui calvari di questa vita. Gesù è solidale con noi donandoci la sua stessa vita,consegnandosi totalmente alla ingiusto patibolo.
Osservando adesso i misteri, l’unicità delle fattezze di queste sculture, che cercano di renderci un’istantanea di quelli che sono i passaggi salienti della passione di Gesù, vorrei riproporvi una citazione del messaggio che ho inviato alla comunità diocesana per questa quaresima
«In questo tempo santo, nel quale contempliamo più che mai il Cristo sofferente, specie nei numerosi esercizi di pietà, come nella Via Crucis, non dobbiamo rimanere indifferenti al fatto che il Signore si lega a questo mondo salvandolo. Egli si lega ai malati, ai carcerati, alle persone tormentate dagli spiriti cattivi, alla terra e ai sassi che tocca cadendo sotto la croce, alle frustate che riceve, alle braccia forti del Cireneo, agli schiaffi dei soldati, alle lacrime delle pie donne. Poi stende le braccia sul legno e lì tutto compie, tutto ama, tutto salva. E a tutti offre la salvezza.
A noi Gesù, chiede altrettanto. Le nostre manifestazioni di fede senza la carità sono lettera morta (Cfr. Gc 2,26). Ma se operiamo la Carità Dio avrà misericordia anche per le nostre povere vite  per le nostre debolezze e fragilità (cfr 1Pt 4,8).»
Sì, amici, guardate a Gesù, anzi lasciatevi guardare da Gesù ed egli compirà le sue promesse di bene sulla vostra vita.
A vedervi così, tutti insieme a pregare, così gelosi di questi riti, difficilmente superabili nella loro compostezza e organizzazione, si stenta a credere che ci siano cose che non vadano bene qui da noi a Taranto. Come saremmo tutti più felici se questa nostra unità, che adesso è visibile a tutti, fosse tradotta anche nel ricercare il bene di questa terra, della nostra città. Il nostro credere deve tradursi, come ho detto nella mia messa agli operai dell’ Ilva, in amore, in solidarietà, “in una concertazione finalmente seria e coraggiosa, che non svii in frettolosi compromessi che vanno sempre a discapito della povera gente. Dopo ventisette anni di missione in Brasile questo mi è ancora più chiaro”. Così la passione di Gesù ci fa affrontare con più coraggio e con più creatività la crisi per poterla vincere.
Vorrei anche che questa nazzicata, che ci fa entrare a pieno nel silenzio e nella meditazione, fosse una preghiera del cuore a Gesù sofferente e alla sua mamma Addolorata. Una preghiera che possa abbracciare tutti, nessuno escluso: bambini, giovani, adulti, ammalati, poveri. Con un cuore grande preghiamo per i disoccupati, per i lavoratori precari, per il nostro mare, per la gente di mare, per gli immigrati e per tutte quelle categorie che ho voluto visitare, proprio perché bisognose della mia attenzione di pastore e delle cure amorevoli della Chiesa tutta.
“Tutti dobbiamo sacrificarci per il bene di Taranto, non dobbiamo anteporre nulla al futuro di questa terra bellissima e ferita che ci è stata donata, che non è nostra. Dio ci chiederà conto della vigna che ci è stata affidata”.
Amici, nel mio messaggio di quaresima ho già affermato che la Chiesa, se è  dalla parte dei poveri, non sbaglia mai. Allora non sbaglio se la mia voce oggi  vibra con quella dei più deboli, con gli operai, con i mitilicoltori e gli allevatori, con gli ammalati,con tutte le vittime del lavoro e dell’inquinamento e con  tutti coloro che bussano alla porta del vescovo.
Io sono convinto, cari uomini di buona volontà, che questa chiarezza possa essere di grande incoraggiamento per chi ha responsabilità per Taranto: responsabilità industriali, politiche, sindacali, scientifiche… Un invito a fare tutto il possibile per le vostre famiglie perché il posto di lavoro non sia un privilegio ma un diritto e un dovere sicuro. E non ci fossilizziamo su due o tre fonti di lavoro.,Valorizziamo anche l’ agricoltura, il turismo, le piccole e medie imprese. Ricordatevi,  di questo, cari amici, nelle prossime elezioni amministrative, quando ciascuno di voi sarà chiamato a votare con coscienza e in vista del bene comune, secondo la Dottrina Sociale della Chiesa.
Sento la necessità di coinvolgere le forze vive della città  perché si sviluppi uno scambio utile con altre realtà, a livello nazionale ed europeo, che hanno già avviato un processo virtuoso tra fabbrica, lavoro, ambiente e salute. Auspico che l’amore vero per questa città ci unisca una volta per tutte e sia sconfitta la divisione.
A ciascuno la mia benedizione per mezzo della croce che adoriamo e veneriamo. Attraverso lo scorrere dei misteri è il Signore che ci raggiunge, ci guarda, bussa alla porta del nostro cuore. Ci guarda anche attraverso il volto di Maria, della mamma che soffre, che ci conduce a Lui. E ci dice: non condannate più mio  Figlio, è innocente,, vi vuol bene, seguitelo!
Un saluto cordiale anche a tutte le persone che ci seguono da lontano attraverso i media che ringrazio. A tutti i gli emigrati va la mia più paterna benedizione. Una carezza per tutti, soprattutto per quelli che non la ricevono da nessuno.
Un abbraccio alle famiglie dei nostri Marinai in India che vivono ore di ansia: non vi lasciamo soli nell’ora della prova.
Il Crocifisso benedica tutti.
Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo perché con la tua croce hai redento il mondo! 

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