30 marzo 1945, l'ultima nazzecata del confratello Giacomo Buzzacchino

1945. Dopo quattro anni di sospensione, i Riti della Settimana Santa ripresero nonostante le evidenti difficoltà organizzative.
Quella che segue è la storia di Modesto Basile e Giacomo Buzzacchino, due confratelli che furono l'uno attore inconsapevole e l'altro vittima di un brutto scherzo del destino. 

Tratto da "Settimana Santa nascosta" di Nicola Caputo.

Il confratello Modesto Basile, iscritto a entrambi i sodalizi, era tanto ansioso di partecipare, dopo un'interruzione di quattro anni, ai riti, che durante le "gare" si aggiudicò un posta nel Pellegrinaggio di Città, una posta nella processione dell'Addolorata, il Gonfalone e la statua della Cascata nella processione dei Misteri. Il Basile avrebbe potuto regolarmente partecipare (come in effetti poi fece) sia al Pellegrinaggio ai Sepolcri che alla processione dell'Addolorata, ma doveva risolvere, e alla svelta, la questione della doppia aggiudicazione alla processione dei Misteri; o portava il Gonfalone oppure la Cascata. E qui si verificò un fatto doloroso che molti oggi ancora ricordano e che addirittura costrinse la congrega del Carmine a cambiare poi l'intinerario della processione dei Misteri.
Agli inizi di quella Settimana Santa, il Basile era stato più volte avvicinato dal giovane confratello Giacomo Buzzacchino, il quale gli aveva manifestato il desiderio di portare il Gonfalone; il Basile sulle prime tentennò, ma poi dovette cedere in quanto non poteva certo occupare due posti contemporaneamente nella stessa processione.(...) Ma un atroce destino attendeva il povero ragazzo.
Giunto infatti in fondo a via Anfiteatro, proprio all'incrocio con via Margherita, fu investito in pieno dalle gelide folate di vento che quella sera del 30 marzo 1945 spirava dal lungomare. Il Buzzacchino era sudato e benchè avesse accelerato il passo, non riuscì a trovare davanti a sè che il ponte girevole con altre micidiali folate di vento pronte ad investirlo. Ebbe dei brividi, ma non ci fece caso. Forse pensò di superare quel momento di crisi con una buona bevanda calda che certamente gli avrebbero fatto trovare, durante la sosta, nel cortile dell'Arcivescovado. Ma sulla via del ritorno, in via Garibaldi, il giovane si accasciò con il Gonfalone e dovette abbandonare la processione. Si diresse a piedi verso la chiesa del Carmine per togliersi l'abito e correre così subito a casa, ma bussò a lungo e inutilmente al portone della chiesa e della sagrestia. Al Carmine, in quel momento, non c'era nessuno. Il povero Buzzacchino, colpito da una brutta broncopolmonite, morì pochi giorni dopo tra lo sconforto dei parenti. Aveva soltanto 21 anni.

Foto tratta dal libro "I Riti della Settimana Santa".

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