Messaggio per la Quaresima 2015 di mons.Filippo Santoro

Testo preso dal sito della diocesi di Taranto.
Cari fratelli e sorelle,
cominciamo il nostro cammino verso la Pasqua del Signore vivendo in pienezza il tempo della Quaresima. Guardiamo con gioia a questa opportunità per il cambiamento della nostra vita e per la desiderata trasformazione di questa nostra terra profondamente ferita.
1 La Quaresima è un tempo di Grazia e di Conversione. Il Regno è vicino (Mc 1,15), il Signore è vicino, la conversione è la condizione che ci apre le porte della Santa Pasqua, per questo invito tutti a una revisione della propria vita di fede. Tempo di coraggio è quello che dovremmo vivere; il coraggio di abbandonare gli idoli, di cancellare il loro nome dalla nostra bocca, per immergerci nel mistero pasquale. All’inizio del nostro cammino c’è sempre una grazia, un fascino, un’attrazione come ci ricorda Papa Francesco e come abbiamo indicato nel primo punto del nostro itinerario pastorale di quest’anno. Ci disaffezioniamo dagli idoli quando guardiamo in faccia un amore più grande e lo ricerchiamo, lo desideriamo abbandonando il male. La conversione è guardare a Cristo, accoglierlo, e accogliere gli altri, particolarmente i più bisognosi. L’attenzione ai poveri nasce dal Vangelo, dalla persona di Cristo che ama e si dona sino alla fine per noi e per tutti. Nessuno può essere considerato ingranaggio o scarto di un sistema di produzione o di un potere personale piccolo o grande che sia. La Quaresima è tempo di lotta contro il male sia in noi che nella società. Ci interessa arrivare a professare con verità e a vivere con fermezza la nostra fede nel cammino penitenziale che ci porta alla Pasqua.
I primi cristiani nel fare la rinuncia al peccato si volgevano e soffiavano verso l’Occidente, lì dove muore il sole, in segno di disprezzo al male per poi volgersi lì dove il sole nasce, ad Oriente, per professare il Credo. Il male ci seduce ancora, specie quando si traveste da bene, da vincente, da felice, da allegro. Il male ci seduce quando la furbizia a discapito dei fratelli ci sembra la strada giusta perché è conveniente. Dobbiamo molto lavorare nelle nostre coscienze per riconoscere le tentazioni del nemico, con la grazia potente di Cristo, superarle. La Quaresima è un tempo di grazia, destinato da Dio a darci un impeto di trasformazione più grande per il cambiamento del cuore e della società in cui viviamo..
Convertirsi è balzare in piedi, gettare il mantello e andare dietro a Gesù con gioia (cfr. Mc 10, 46-53). Alzarsi dal tavolo del lavoro quotidiano (Lc 5, 27-32), abbandonare il riassetto delle reti (Mc 1, 16-18) e trasfigurare la nostra esistenza. Scendere dall’albero e in fretta spalancare le porte di casa perché il Maestro oggi si ferma proprio nella nostra casa (Lc 19,5). Abbandonare la vecchia brocca e portare noi stessi come testimonianza vivente di Dio che non solo legge nel profondo del nostro cuore ma che ci ama tanto da essere fontana zampillante in noi (cfr Gv 4).Convertirsi è andare avanti nella vita e seguire Gesù. «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, ci dice il Signore, prenda la sua croce e mi segua» (Lc 9,18-24). L’invito ci spaventa, ma la promessa ci consola e ci rende paghi di qualsiasi sacrificio: «Dove sarò io sarà anche il mio servo!» (Gv 12,26).Di fronte ad un mondo che sembra dominato da soprusi, povertà, guerre e brutture di ogni tipo, ciascuno di noi si ricordi di giocare la propria vita, la propria vocazione, il proprio battesimo. Ci ferisce profondamente la drammatica situazione della Libia dove l’Is, oltre a tante innumerevoli atrocità, ha decapitato ventuno cristiani copti, martiri a causa della loro fede. Sono morti pregando Gesù.
Allora il pizzico di cenere sulla nostra testa e il cammino quaresimale non siano un rito innocuo, ma l’occasione di un nostro cambiamento radicale, come la lisciva dei lavandai (Ml 3,1-5) che scalda e purifica.
2 Vorrei raccogliere anche qui alcuni spunti del messaggio di papa Francesco per questa Quaresima, per declinarli nella nostra situazione contingente di Chiesa di Taranto, sono aspetti che non possono assolutamente essere trascurati nella nostra riflessione.
«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono» (1Cor 12,26). Il Santo Padre, citando san Paolo, ci richiama a una comunione piena. Siamo un corpo solo, nessun dolore e nessuna gioia nel corpo ecclesiale possono essere non sentiti e partecipati da ciascuno di noi. È una delle immagini più concrete del Nuovo Testamento, che non ci richiama solo all’unità e alla condivisione, ma che ci invita a prendere coscienza di quello che realmente siamo. Siamo legati a Cristo, per sempre, mediante il Battesimo siamo sostanzialmente tutt’uno. La diversità delle membra, ci richiama al contempo alla missione di ciascuno, alla propria particolarità. Non c’è confusione ma comunione. C’è libertà ma non c’è indifferenza. Non possiamo dirci cristiani se nella nostra carne non portiamo i nostri fratelli. Ciò non dipende solo dalle nostre buone volontà o dal desiderio di incontro con i fratelli, con gli amici, nemmeno dai sentimenti più nobili di solidarietà. È Dio il nostro legame. È Gesù che amandoci per primo ci dona la possibilità e la capacità di amarci gli uni gli altri, come lui ci ha amati (cfr. Gv 15, 9-17). Infatti, il Papa afferma: «Il cristiano è colui che permette a Dio di rivestirlo della sua bontà e misericordia, di rivestirlo di Cristo, per diventare come Lui, servo di Dio e degli uomini»
Papa Francesco più volte, nel suo messaggio, denuncia la globalizzazione dell’indifferenza. Immagine efficace che sembra irridere la potenza degli attuali mezzi, da quelli di comunicazione alle fabbriche della ricchezza, che nella loro grandezza in realtà perdono di vista l’uomo, che pretendono di raccontarlo o di farlo progredire. Siamo informati come non mai nel corso della storia dell’umanità, eppure rimaniamo umanamente distanti dalle emergenze mondiali. C’è un mondo che bussa alla nostra porta! Gli immigrati, le persecuzioni dei cristiani, gli orrori delle guerre: spettacoli orribili di morte e barbarie ci raggiungono dalla rete telematica. La recessione economica mondiale non smette di destabilizzare la nostra vita quotidiana. Per noi tarantini, ad esempio, rimangono aperte tutte le questioni fondamentali della salute, del lavoro, del futuro…
Sapientemente papa Francesco individua la radice dell’indifferenza non lontano da noi. Il mondo nuovo s’incomincia a costruire dal pianerottolo della propria abitazione. Sì, perché vi è un mondo, seduto davanti alla porta della propria casa, che ci aspetta all’uscio, ma che non ci sollecita abbastanza, che non ci chiama in causa. Cominciamo da noi quindi. Ancora una volta il Papa nei suoi messaggi si ispira alla vicenda di Caino e Abele. «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9), domanda Dio a Caino fratricida. L’indifferenza è fratricida. Il Papa ci chiede se siamo quel corpo di Cristo, la Chiesa quindi, che «conosce e si prende cura dei suoi membri più deboli, poveri e piccoli? O ci rifugiamo in un amore universale che si impegna lontano nel mondo, ma dimentica il Lazzaro seduto davanti alla propria porta chiusa? (cfr Lc 16,19-31)».
Allora, cari amici, globalizziamo la speranza! Se è vero come è vero che nelle vene del Corpo-Chiesa scorre il sangue del nostro Signore, che nell’Eucarestia Egli ci nutre e nutrendoci ci assimila mirabilmente a sé, guardiamo con fiducia all’avvenire, ma non attendiamolo con le braccia conserte, costruiamolo. Lasciamo che la sostanza del nostro vivere ecclesiale perennemente venga trasformata nel Cristo stesso.
In questi quaranta giorni vivremo sicuramente dei momenti forti e belli legati alla grande tradizione che ci contraddistingue. Mi permetto di consigliare che a questa ricchezza non manchi nelle comunità parrocchiali un’attenzione ai poveri e alle grandi emergenze sociali, anche con incontri tematici. Sarebbe bello se appassionassimo i nostri giovani, i nostri ragazzi, le nostre famiglie ai grandi temi della libertà, della pace, della giustizia sociale. Nel cammino personale di conversione, ciascuno pensi a tanti deserti dove gli uomini sono isolati per le ingiustizie e l’abbandono di altri uomini, o per la nostra stessa indifferenza. La Quaresima è un tempo in cui il cuore deve dilatarsi, ospitare, accogliere.
3 L’attenzione specifica in questa tappa centrale del nostro anno è quella alla carità. Stiamo costruendo il centro di accoglienza notturno per i senza fissa dimora e, quindi, ai parroci, alle comunità a alle confraternite e associazioni, chiedo di collaborare in maniera concreta alla raccolta fondi, perché presto il progetto veda la luce. Si parli di questo centro di carità negli incontri di preghiera e di formazione così come nelle messe di questo tempo speciale. Tutti siamo responsabili verso i poveri e gli esclusi. Negli anni scorsi ho raccolto la buona disposizione dalle Confraternite che in città curano i Riti della Settimana Santa a voler conformarsi sempre più allo stile del Vangelo.
Le gare di aggiudicazione di Simboli, che cominciano, come deciso, dopo i Secondi Vespri della Domenica delle Palme, devono sostenere il progetto diocesano del centro di accoglienza oltre alle meritevoli opere di carità ordinaria di ciascuna confraternita.
Questa è l’occasione per camminare insieme con tutta la Chiesa verso un obiettivo comune, e per dare alla Settimana Santa tarantina la luce dell’amore e della gratuità.
Dobbiamo lavorare perché i Riti continuino a essere una grande opportunità soprattutto di fede e di profonda riflessione per i credenti e per tutte le persone di buona volontà. Ho concesso per quest’anno il passaggio della processione dei Misteri in Città Vecchia sia perché l’Arciconfraternita del Carmine celebra il 250° anniversario della donazione delle statue del Cristo Morto e dell’Addolorata e sia perché mi sta a cuore l’Isola, per la quale continuo ad auspicare la riqualificazione e il risanamento umano ed urbanistico.
Ricordo a tutta la comunità ecclesiale il momento della Settimana della Fede, che vivremo in concattedrale dal 2 al 6 di marzo, che svolge il tema “Attratti dalla Bellezza. Famiglia Giovani e Vocazione”. Non possiamo mancare, è un evento di comunione, un passo in avanti da fare tutti insieme e ogni impegno deve retrocedere rispetto a questo che è prioritario, fondamentale nel cammino diocesano.
Dall’anno scorso l’arcidiocesi ha concesso il patrocinio ad una serie di iniziative culturali che portano il nome di Mysterium Festival. Anche queste costituiscono una grande opportunità, di carattere culturale, e sono un ponte interessante verso il mondo della cultura e dell’arte. Questo sostegno, che volutamente non porterà nemmeno benefici economici alla Diocesi, ha il valore di una sorta di “Cortile dei gentili”, di un momento di dialogo e di incontro con la fede  attraverso la bellezza delle manifestazioni artistiche per i visitatori che in quei giorni giungeranno nel capoluogo jonico. Fra le tante iniziative del Festival mi permetto di segnalare il Requiem di Verdi il lunedì santo, e il Concerto, diretto da Luis Bacalov con l’Orchestra Magra Grecia, nella Cattedrale di San Cataldo, nel giorno di Pasqua.
Nella preghiera non manchi l’intenzione per la missione giovanile che vivremo particolarmente in due momenti: la Via Crucis, il sabato precedente alla Domenica delle Palme per le strade del centro di Taranto, e un annuncio della vicinanza del Signore durante la prossima estate sulle spiagge della nostra litoranea. I giovani missionari sono già a lavoro nel percorso di formazione. Dobbiamo sostenerli; è una grazia che i giovani parlino ad altri giovani della bellezza del Risorto che cambia la vita.
Per augurarvi una buona Quaresima ancora una volta ricorro alle parole illuminate del nostro amato Papa perché ciascuno abbia «(…) un cuore misericordioso, che non significa avere un cuore debole. Chi vuole essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle. In fondo, un cuore povero, che conosce cioè le proprie povertà e si spende per l’altro».
Cammino con voi, vi benedico e vi sostengo per dare speranza a Taranto e a tutta la nostra Diocesi
Arcivescovado di Taranto 18 febbraio 2015, Mercoledì delle Sacre Ceneri
+ don Filippo, Arcivescovo

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