Pendio San Domenico

Pubblico questo post di Pio Antonio Caso. Questo il suo blog!

"La banda del Maestro Lemma attaccò "Mamma".
Tonino guardò Peppino.
"Hai bisogno di qualcosa?".
"No. Ho visto il dottor Donato eil dottor Pavone, lì davanti".
"Sì. Li ho visti anch'io. C'è anche il cognato, il dottor Resta e il poeta Roberto Lindrone, lo scapolo d'oro di Taranto. Quando tra la gente vedi qualcuno che conosci e che merita la sosta e magari un pezzo di musica, fermati e non andare avanti. E' un omaggio fermarsi, è un nostro privilegio: abbiamo pagato e fa parte delle tradizioni.Come anche il contrario: non fermarsi. Andare oltre, davanti alle case o ai negozi di gente che non riteniamo meritevole del nostro onore, non certo della Madonna: fosse per Lei, li accetterebbe tutti".
Eros Donato, Rorò per la città borghese del Rotary, l'uomo più elegante di Taranto. Dermatologo e medico sociale della Taranto Calcio di De Maggio: nel derby Taranto Bari al Mazzola,con i galletti allenati da Oronzo Pugliese, si alzò dalla propria panchina e schiaffeggiò, come un antico cavaliere medievale, l'allenatore avversario, reo di aver offeso con gesti osceni la gradinata. Tutto lo stadio scoppiò in un osanna di gioia e d'approvazione per l'atto del dottore.
Un arbitro d'eleganza morale, un bon vivant, sempre in coppia con l'inseparabile dottor Pavone, il farmacista,sempre in giro con la cinquecento bianca per i paesi della provincia, alla ricerca di primizie, di pane, di carne che poi portavano da Gesù Cristo per condividere con zia Maria e con la sua cucina marinara, i frutti della propria caccia gastronomica.
Come non fermarsi davanti ad un simile personaggio?
La notte si faceva più fredda,man mano che dal Pendio si scendeva verso la Piazza. La folla sembrava aumentare. Le voci si moltiplicavano, sovrapponendosi, rincorrendosi tra una pausa e l'altra delle due bande.
 

Nicola Scarnera chiamò le forcelle: le Sdanghe scambiavano la loro posizione.
Nel veloce passaggio, Tonino incontrò gli occhi del cugino.
"Fratello Tonino, prospera!"disse Nicola con gli occhi lucidi.
Leggermente claudicante per un colpo di pistola, sparatogli da un marito eccessivamente geloso e dalla mira incerta, Nicola era stato operato, qualche tempo prima, dal celebre cardiologo Dogliotti: la pallottola era risalita dalla femorale alla valvola mitralica,fermandosi lì nel suo grande e generoso cuore.
Due anni prima, i fratelli Caso e i fratelli Scarnera si erano aggiudicati la Gara. San Domenico era chiusa per restauri: era crollato il soffitto. La Madonna fu posta a Santa Caterina e la processione si limitava ad un giro della Città Vecchia.
Il culto e la tradizione si scontravano, in quegli anni, con la dilagante vena di ribellismo giovanile che attraversava il mondo da Berkeley a Parigi, arrivando anche a Taranto. Scuole occupate,assemblee permanenti, professori contestati, ma anche scioperi continui di tutte le categorie sociali.
La voglia di rinnovare tutto minacciava persino la Settimana Santa e i suoi Riti.
Ma ecco che un colpo di pistola,un marito tradito e l'affetto reciproco di Nicola e Peppino, fecero riprendere vita ad una passione tarantina che impone di passare Natale con chi vuoi e dove vuoi, ma a Pasqua devi mangiare pane  e cozze a Mar Piccolo.
Taranto fu l'unica colonia spartana della Magna Grecia: a Sparta le donne avevano gli stessi diritti degli uomini, potevano essere titolari di proprietà alla stregua dei maschi, potevano persino scegliere gli uomini con i quali procreare. Popolo guerriero, ma anche attento ai piaceri della vita, nonostante quel che potevano dire di loro nella sofisticata Atene, gli Spartani dettero vita ad una colonia che, tra le altre,divenne importante per traffici, ori e dolce vita.
Fu sulle rive dello Jonio che quegli uomini e quelle donne insegnarono al resto del mondo a pensare, così come diceva Bòrges.
Le donne di Taranto sono madri protettive, mogli da trattare con riguardo e attenzione, amanti dolcissime e passionali.
"Scendere", a Taranto, equivale a portare via da una famiglia una donna per farne la propria moglie.
Questa tecnica matrimoniale spesso era usata per evitare inutili e insostenibili spese di pranzi nuziali.Il fidanzamento era un gioco di sguardi, un'attrazione di pelle, una lunga attesa del momento quando mamma, consenziente o ignara, avesse mandato la figlia a comprare il pane o che altro.
Quanti Tarantini sono nati così!
In quegli anni si assomigliavano molte storie!
Anna X. era una di queste, anche se di lei si diceva che fosse una di quelle: Anna la minorenne. La sua scesa non si concluse con le nozze riparatrici: Domenico andò via presto la mattina per pescare, la sera non tornò.
Il mare non lo restituì vivo e allegro com'era il giorno prima. Anna si trovò sola. Adesso eccola davanti alla Mamma di tutte le Mamme, inginocchiata in muta preghiera.
La notte procedeva lenta,esasperante, incalzante: il tempo voleva far sentire il suo peso a coloro che di solito a quell'ora dormivano.

Il freddo si faceva più pungente e il Trono, composto da Angelo Greco e dai fratelli Odone tardava a procedere.Su Mar Piccolo brillava solo una fiamma, che ondeggiava al vento alla sommità di un altissimo fumaiolo, in direzione dei Tamburi.
I pullman dell'Amat, pieni d'operai dell'Italsider, rallentavano e dopo una brevissima sosta degli autisti, il tempo di un segno di croce e un bacio, proseguivano.
Il traffico era regolato dai vigili urbani e dai ragazzi delle pescherie, che con le mani piene di cassette di pesce, riempivano i camion, facendo lo slalom tra un'auto e l'altra.
Taranto conosceva le prime ricchezze dell'industrializzazione e i primi morti, tra una colata e l'altra di ghisa. Il IV° centro siderurgico, con lo slang tipico dei metalmeccanici e delle prime rivendicazioni operaie, andava prendendo il posto della lentezza artigianale degli operai dell'Arsenale o dei Cantieri Tosi.
L'esasperante lentezza della processione era però arrivata al Pendio La Riccia, davanti alla casa del cordaio, l'allora ancora Beato, Egidio.
I Tarantini hanno subìto San Cataldo, come solo una città di mare sa fare: accogliendo i forestieri che,alla dolcezza del clima, al sapore delle cozze con il limone e agli occhi neri delle donne, non potendo opporre valida materia di contesa, ne facevano terra da colonizzare, da emancipare, da snaturare.
Il cavalier Liborio Tebano, poeta e "tarentino" verace si è più volte scagliato, inascoltato, contro una cultura pseudo moderna: ma fu voce nel deserto, tacciato d'anacronismo.

Maria Mazzafra Bullone, insegnante di italiano, stava come una statua di sale di fronte al marito, il preside Bullone, che in compagnia della giovane amante, non la degnava di uno sguardo.
Alta, bellissima, capelli rossi, Maria era accompagnata dall'amica Rosa Martusciello, insegnante di francese.
La legge sul divorzio era ancora nei sogni di Loris Fortuna.
Alle mogli e ai mariti, abbandonati dal coniuge, non rimaneva altro che la rassegnazione e la vergogna. A Maria, donna coltissima,raffinata e ancora innamorata di un uomo dalla straordinaria personalità,rimaneva un male senza rimedio, che non la consumava tanto, quanto quell'abbandono.
Abbandonata per una delle sue allieve. Un incontro favorito dalla sua voglia di creare un salotto intellettuale con giovani studenti di buona famiglia, nella casa di Corso Umberto.
La Martusciello, dava un significato all'amicizia devota,con la propria presenza. Compagne d'università, avevano diviso la stanza e la gioventù, dietro sogni mai realizzati.
La Processione non andava avanti come avrebbe dovuto.Sembrava che la Signora volesse prendere con sé quelle persone. Un insolito silenzio era calato, quasi il tempo non scorresse più, dentro quella scena,illuminata da un sole che si era fatto freddo portatore di luce. Una luce di consapevolezza, che illuminava le sofferenze e le speranze di due donne: una giovane, persa dietro un amore appena sbocciato, l'altra, al proprio tramonto,rinchiusa dentro una cella di ricordi ed illusioni.
La vita intrecciava i propri fili senza alcun riguardo per nessuno. Tutti innocenti, tutti colpevoli: le passioni, le speranze, i progetti ardevano dentro un crogiolo di fredda realtà.
La Signora passava e raccoglieva i panni sporchi di Taranto per portarli a lavare con il sangue.
Maria si staccò dal braccio di Rosa.
Estrasse una pistola dalla borsetta.
Un passo su una chianca sconnessa.
La statua ondeggiò. Voleva cadere su Maria.
Fu un attimo, ma bastò per distrarre la professoressa.
Peppino la guardò: "Ne vale la pena?".
"No" rispose Maria.
 "

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